Da circa due anni assistiamo all’accurato smantellamento dell’ordine mondiale prevalso dal 1945. A partire dal 2001, questo ordine mondiale, non essendo riuscito ad adattarsi alle nuove realtà, si è auto-distrutto in molti punti. Da due anni, tuttavia, i blocchi nazionali costitutivi di questo sistema internazionale hanno cominciato ad uscire con decisione da questi ambiti impegnativi e obsoleti. Il caso emblematico di questo processo è naturalmente la Brexit. Da allora, come vedremo, il fenomeno ha subito una brusca accelerazione. Ci stiamo quindi avvicinando sempre di più al «giorno del giudizio» (il momento della verità): libere dai vincoli e non riuscendo più a trovare un punto fisso al quale appoggiarsi, le nazioni traballano. Abbiamo già parlato dei rischi di sconvolgimento e di reazioni di panico in grado di portare a prendere decisioni sbagliate, innescando reazioni a catena potenzialmente drammatiche. Riteniamo che quest’estate potrebbe essere teatro di questo genere di «incidenti». Allo stato attuale ci sono tutte le condizioni per una «tempesta perfetta»
R.I.P. G7
Nella serie «Rubrica necrologica dell’ex ordine mondiale», cominciamo dal G7 che Donald Trump ha appena messo alla berlina dopo lodevoli sforzi da parte di tutti[1].
Come i nostri fedeli lettori sanno già, da tempo riteniamo che il G7-8-7-6 non ha più molto senso, e quindi non piangeremo la sua morte. Ad oggi, le prime sette potenze mondiali in quanto a PIL sono Cina, Stati Uniti, India, Giappone, Germania, Russia e Indonesia[2]. Tra le altre cose, Francia, Inghilterra e Canada non risultano negli archivi della governance mondiale, e nel 2008 è stato inventato il G20 composto da Argentina, Australia, Brasile, Canada, Cina, Francia, Germania, India, Indonesia, Italia, Giappone, Messico, Russia, Arabia Saudita, Africa meridionale, Corea del Sud, Turchia, Regno Unito, Stati Uniti e Unione Europea[3].
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