Diritto internazionale pubblico (DIP[1]) è sull’orlo di una rivoluzione forzata. Questa rivoluzione, di cui Trump sarà il catalizzatore, si basa sulle inadeguatezze del sistema attuale. Questa trasformazione ha sollevato una serie di questioni, soprattutto in termini di diritti umani. Sarà anche fonte di una certa indifferenza per quanto riguarda la protezione dei sistemi democratici e delle popolazioni civili, preferendo inizialmente riaffermare la nozione di non ingerenza come principio cardinale e assoluto[2]. Porterà anche innovazioni reali che garantiranno un migliore adattamento del sistema attuale alle realtà del mondo internazionale. Mentre alcune parti del DIP, in particolare il diritto internazionale degli investimenti, saranno conservate, alcune delle basi del diritto internazionale verranno radicalmente trasformate. Mentre il DIP è stato istituito in un’epoca in cui solo lo Stato era attivo sulla scena internazionale, il nuovo diritto internazionale attribuirà un ruolo maggiore agli attori transnazionali.
Ma cosa sta guidando questa rivoluzione? È possibile parlare di crisi del diritto internazionale per spiegare questa futura trasformazione o si tratta semplicemente di una rivalutazione delle circostanze, che si ripete in ogni epoca? Già negli anni ’80, l’espressione “crisi del diritto internazionale” è stata utilizzata per descrivere un cambiamento di paradigma[3]. Questa rottura, considerata dalla dottrina capitalista dominante come una crisi, era quindi, per alcuni, una rivoluzione auspicabile[4]. Oggi, il termine “crisi” viene talvolta utilizzato per riferirsi al crescente numero di violazioni del DIP. Tuttavia, il DIP è sempre stato violato da molti attori, siano essi membri del Consiglio di Sicurezza o Stati paria. Dopo tutto, la legge non è mai pienamente rispettata[5]. Oggi, tuttavia, il termine “crisi” sembra giustificato dall’emergere di un nuovo fenomeno oltre alle violazioni del DIP. Si tratta del disprezzo per questo ordinamento giuridico e per il sistema che esso rappresenta. L’emergere di questo fenomeno si spiega con il sempre più palese disadattamento del sistema internazionale a cambiamenti più o meno recenti.
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