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Il numero mensile del Laboratorio europeo di Anticipazione Politica (LEAP) - 15 Mag 2025
L'estratto pubblico

EDITORIALE

La transizione sistemica globale che abbiamo studiato incessantemente negli ultimi 19 anni ci ha insegnato che le grandi crisi ci costringono a rivisitare tutta la storia: Bretton Woods, la fine della 2ª guerra mondiale, l’era industriale, le divisioni della Riforma, le grandi scoperte del XV secolo, i grandi imperi… Più ci addentriamo nella crisi, più siamo costretti a cercare spiegazioni per la nostra sofferenza… proprio come in una psicoanalisi.

Ed è a Costantinopoli / Istanbul che il 2025 ci porta inevitabilmente, al centro di grandi rotture storiche ancora oggi attive: in particolare, il grande scisma del 1054 tra la Chiesa di Roma e la Chiesa di Costantinopoli, la prima grande spaccatura della Chiesa cristiana tra cattolici e ortodossi, che sta ancora plasmando la geopolitica dell’Occidente, come testimonia la guerra in Ucraina (preceduta da un mini-scisma, con il patriarcato

di Kiev indipendente da quello di Mosca nel 2018[1]); e la presa di Costantinopoli da parte dei turchi musulmani nel 1453, causa ricorrente di politiche di vendetta tra musulmani e giudeo-cristiani, di cui l’interminabile conflitto israelo-palestinese è una delle ultime stimmate. Ma i tempi sono maturi per (quasi) ogni tipo di riconciliazione.

In un mondo multipolare che proclama a gran voce la propria diversità, il metodo egemonico non funziona più. È il modello “e pluribus unum[2] che serve. E la Turchia, con la sua storia unica e la visione del suo futuro in corso (che descriviamo in dettaglio in Terra Cognita 2089), è pronta a diventare il luogo simbolico in cui verranno gettate le fondamenta di nuove forme di collaborazione interstatale, interconfessionale e interreligiosa… A fine mese, Costantinopoli ospiterà il 1700° anniversario del Concilio di Nicea (oggi Iznit, a due passi da Istanbul), inaugurando il nuovo pontificato sotto gli auspici della riconciliazione e dell’ecumenismo (si veda il nostro articolo su questo tema in questo numero). Roma va dunque a Costantinopoli. Che altro c’è da dire?

In questi giorni, è la sede dell’incontro tra Zelensky, Trump e Putin (o un suo rappresentante), e forse presto anche della firma del trattato di pace ucraino-russo[3] (dopo aver parlato del trattato di Riyad, torniamo alla nostra intuizione iniziale che si tratterebbe del trattato di Istanbul).

Inoltre, possiede una chiave per la pace in Medio Oriente, che sarà presto risolta solo risolvendo l’antagonismo turco-israeliano in Siria[4]. Ha inaugurato il riavvicinamento sunnita-sciita, ora ripreso dall’Arabia Saudita, grazie al riscaldamento delle sue relazioni con l’Iran nel 2020[5]. Sta normalizzando le relazioni con l’Armenia[6] dopo aver contribuito con Pashinyan e Aliyev alla risoluzione del conflitto del Nagorno-Karabakh, formalizzata nel marzo 2025 da un vero e proprio accordo tra Armenia e Azerbaigian[7]. Ha appena ottenuto da Öcalan, il leader del PKK, il clamoroso annuncio della fine di 40 anni di ostilità con la Turchia[8]. Potrebbe stabilire un legame tra la NATO e l’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (di cui si parlerà più avanti). E così via.

Se la Turchia è stata al centro di grandi fratture civili, questo la rende potenzialmente il cuore di tutte le riconciliazioni. Il suo ritorno nel novero delle grandi potenze mondiali, dopo una deviazione dovuta a un secolo di umiliazioni, le conferisce la capacità di agire comprendendo le caratteristiche di questo mondo multipolare e di stabilire i principi di una Pax Turquesa.

Marie-Hélène Caillol
Direttrice di redazione

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__________________

[1]     Fonte: BBC, 15/12/2018

[2]     E pluribus unum, letteralmente “uno da molti” o “da molti, uno”.

[3]     Fonte: MEO, 11/05/2025

[4]     Fonte: ANHA, 07/05/2025

[5]     Fonte: JPost, 09/09/2020

[6]     Fonte: La Croix, 09/10/2023

[7]     Fonte: The Guardian, 13/03/2025

[8]     Fonte: AlJazeera, 13/05/2025

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Sommario

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