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Il numero mensile del Laboratorio europeo di Anticipazione Politica (LEAP) - 15 Mar 2025

L’accordo Weisshorn: una conversazione immaginaria tra Zbigniew Brzezinski e Aleksandre Douguine

Questa fiction, creata da Christopher H. Cordey[1] con l’ausilio dell’IA, rappresenta una conversazione immaginaria tra i teorici di due visioni del mondo che si scontrano nel conflitto russo-ucraino: l’egemonismo americano da un lato e il multipolarismo civile dall’altro.

15 maggio 2016, 46° 05′ 09.46″ N 7° 44′ 36.92″ E, Refuge du Weisshorn, Canton Vallese, Svizzera.

 

Un fresco mattino si posa sul rifugio Weisshorn, arroccato a quasi 3.000 metri di altitudine nelle Alpi svizzere. L’aria è sottile ma rinvigorente e porta con sé il profumo del pino alpino e della pietra fredda. Attraverso la finestra rivestita di brina, il sole nascente incendia le cime innevate con sfumature d’oro e di viola. Il silenzio domina la piccola sala da pranzo, rotto solo dall’occasionale tintinnio delle porcellane e dal lieve ronzio del vento esterno.

Seduti l’uno di fronte all’altro a un pesante tavolo di legno, due menti titaniche del pensiero geopolitico – Zbigniew Brzezinski[2] e Aleksandre Douguine[3] – afferrano tazze fumanti di caffè nero, le loro dita seguono i contorni della ceramica come se misurassero il peso della conversazione che verrà.

Brzezinski, l’arci-critico del dominio unipolare americano, si appoggia leggermente all’indietro, con lo sguardo penetrante fisso su Douguine. La sua presenza, anche in età avanzata, emana un’aria di raffinato pragmatismo, levigato da decenni di sviluppo della grande strategia americana.

Dugin, il barbuto profeta del multipolarismo eurasiatico, riflette questa intensità, con i suoi occhi profondi che bruciano di convinzione ideologica. Vestito con un robusto cappotto di lana, non sembra tanto un accademico quanto un filosofo rivoluzionario. Un leggero odore di tabacco aleggia intorno a lui, anche se non ha ancora acceso la pipa. Per un momento nessuno dei due parla. Sorseggiano il caffè, assorbendo il peso della sfida che hanno davanti: conciliare le loro inconciliabili visioni del mondo – unipolarismo contro multipolarismo – senza tradire le loro convinzioni più profonde.

Brzezinski posa subito la sua tazza, il cui leggero tintinnio riecheggia nella stanza. Stringe le mani ed espira dal naso, come se l’atto stesso fosse un esercizio di contenimento.

Brzezinski: “Siamo qui in un momento di necessità storica. Sono convinto che la guerra che sta emergendo in Ucraina non sarà solo un altro conflitto ma il perno su cui ruoterà il XXI secolo. La domanda è se saremo abbastanza saggi da plasmare il futuro o se lasceremo che la storia ripeta le sue peggiori tragedie”.

Douguine abbozza un lieve sorriso, un bagliore indecifrabile nella sua espressione. Disprezzo? Divertimento? Forse entrambi.

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Sommario

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