35.500 miliardi di euro: a tanto ammonta il risparmio dell’Europa. È anche l’ammontare del debito federale statunitense. In vent’anni, è passato dal 5% al 123% del PIL, generando un onere per interessi di 881 miliardi di dollari – ovvero 100 milioni ogni ora!
Nel frattempo, una bolla tecnologica ha mascherato difetti sistemici. Dal 2010, i “Magnifici 7” (Apple, Microsoft, Amazon, Alphabet, Meta, Tesla, Nvidia) hanno generato il 40% delle performance azionarie statunitensi, con una crescita del mercato azionario di oltre il 27.000%!
Crescita fuori terra, scollegata da qualsiasi utilità reale.
La prova? Nonostante tutti questi soldi, il solo arrivo del concorrente cinese DeepSeek sul mercato GenAI ha provocato un crollo del 17% del prezzo delle azioni di Nvidia, mettendo in guardia il mondo finanziario dall’imminenza dello scoppio di una bolla tecnologica[1] con conseguenze potenzialmente catastrofiche. Quindi i dazi sono una buona spiegazione per l’uragano che si è abbattuto sui mercati azionari statunitensi…
Il crollo del mercato azionario del 2025 è una nuova crisi finanziaria globale?
Probabilmente no: così come la guerra euro-russa sull’Ucraina non si trasformerà in una guerra mondiale, la crisi finanziaria americana del 2025, nonostante gli sforzi di Trump di vestirla e di estenderla al resto del mondo attraverso la “vicenda dei dazi”, non diventerà, a nostro avviso, una crisi finanziaria globale. Il mondo della finanza è molto più diversificato rispetto al 2008.
Di conseguenza, questo grande crollo sta assumendo una certa virtualità. Miliardi di dollari vanno in fumo. Ma si tratta davvero di denaro? Di chi erano le tasche? Quanto tempo ci vorrà prima che riappaia? E come si può guadagnare da queste fluttuazioni? Gli alti e bassi del mercato azionario non impressionano più.
Ciò che conta ora non è lo stato di Wall Street, ma lo stato delle nostre economie reali.
Secondo Keir Starmer, “la globalizzazione ha fallito”[2]. Lo stesso però si può dire della finanza che, nonostante la performance quasi ininterrotta dal 2008, non è più in grado di arricchire le nostre società o di evitare che i nostri governi si indebitino.
Come tutti i sistemi, la finanza è andata alla deriva fino a non servire più nessuno se non se stessa: il denaro fa soldi per farne altri, investendo meccanicamente nella parte alta della catena alimentare, cioè quei Magnifici 7 che sanno cosa farne: chi userà le belle invenzioni se il terreno economico si prosciuga?
Un’altra rivoluzione è all’orizzonte: valute digitali, criptovalute, automazione, AI… tutte tecnologie che preannunciano la fine della finanza come la conosciamo[3].
Mentre le cifre finanziarie volano con il vento! Emergendo dalle macerie del vecchio sistema, gli esseri umani, con l’aiuto dell’IA e delle valute digitali, hanno ora mano libera per creare un nuovo paradigma finanziario al servizio dell’economia reale… in modalità test & trial.
Marie-Hélène Caillol, Direttore generale
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