Home Blog “Estratti delle anticipazioni sul turismo europeo… (nel contesto del fallimento di Thomas Cook)”

“Estratti delle anticipazioni sul turismo europeo… (nel contesto del fallimento di Thomas Cook)”

Nel corso del prossimo decennio, shock di rallentamento sotto l’effetto combinato di un’aumentata concorrenza, fenomeni di saturazione e di «fatica», di considerazioni ambientali, il tutto nell’ambito di una vasta discussione, porteranno a un totale riposizionamento del settore turistico europeo.

La realtà ha cominciato a dover ricordare all’Europa il carattere insostenibile del turismo all’antica in un secolo e in un mondo che promettono un’esplosione del numero di turisti. Non potendo proprio continuare ad accogliere metà di questa mobilità di piacere com’è allo stato attuale, l’Europa dovrà proteggersi.

Se questa tendenza dedica una crisi per tutti gli attori che continueranno a puntare su un turismo quantitativo, al contrario, fornirà una serie di vincoli creativi che permetterà all’Europa di condurre esperimenti innovativi di «turismo protezionista» qualitativo!

La malattia del turismo: guarire o morire

Una cosa è certa: la piccola Europa non potrebbe continuare ad accogliere il 51% dei turisti mondiali nell’ambito degli aumenti che abbiamo enunciato (che nel 2030, secondo le stime, darebbe tra 1,4 e 1,9 miliardi di turisti anziché i 710 milioni attuali).

. C’è naturalmente la questione dell’investimento che un tale aumento della capacità di accoglienza turistica necessiterebbe: le autorità sono indebitate e gli investitori privati, come precedentemente affermato, verranno attratti principalmente da altre regioni.

. C’è anche la questione dello spazio: certo, restano ancora bei luoghi inesplorati in Europa, ma gran parte dei siti a forte potenziale è già ottimizzata. Resta tutta una serie di siti naturali ma, per definizione, è difficile cementare i siti naturali per sfruttarli come siti naturali… Oltre alle città e ai siti, l’Europa è anche un continente agricolo. Difficile quindi requisire terre coltivabili per costruire dei Dysneyland e altri Las Vegas europei nelle regioni senza interesse culturale o naturale… Anche se è probabilmente su questa pista che si collocano punti di progresso del turismo europeo…[1]

. Lo spazio aereo[2] e le capacità aeroportuali sono in saturazione e non permetteranno di assorbire il potenziale di aumento dei flussi turistici. Le popolazioni locali resistono all’installazione di nuovi aeroporti[3]. «Malgrado l’appello ai capitali privati con le privatizzazioni, gli aeroporti europei non avranno la capacità di far fronte alla crescita del traffico nei prossimi vent’anni. »[4]

.  C’è infine e soprattutto la «fatica» generata dall’overtourism presso gli europei già da qualche anno che permette di anticipare che i progetti di sviluppo turistico si scontreranno sempre di più con l’opinione pubblica.

Sono ben note le mobilitazioni cittadine dei barcellonesi che hanno portato i loro frutti cominciando soprattutto a «raggiungere» il settore turistico della città[5]. Se i primi episodi di «reconquista» hanno avuto luogo in Spagna, altre città si pongono ormai le questioni di degrado del loro habitat come conseguenza di questi fenomeni di overtourism.

La città di Amsterdam si è recentemente aggiunta al nascente movimento delle città che hanno ripreso in mano il loro destino, annunciando una serie di misure particolarmente drastiche: fine del giro del quartiere a luci rosse, chiusura del luogo di accoglienza e di intrattenimento, misure di dispersione dei turisti[6], restrizioni degli affitti Airbnb ed equivalenti (vietate nelle zone più turistiche e vietate ovunque oltre trenta giorni l’anno)[7], aumento delle tasse turistiche[8], ecc. Questo genere di misure prese da città famose non passa inosservato ed è molto diffuso. Fin dalle prime azioni di questo tipo condotte da Barcellona, le città in questione si costituiscono in reti come quella delle Città del Sud d’Europa (SET)[9] contro il turismo o l’Assemblea dei quartieri per un turismo sostenibile (ABTS)[10].

Sono quindi i residenti e i loro eletti locali che stanno attualmente prendono in mano il problema con efficacia, dedicando un modello di governance fondato sulle città e sulle reti di città di cui da tempo anticipiamo l’avvento e di cui continuiamo a vedere gli effetti positivi opposti alle grandi paralisi e/o logiche contabili sempliciste i cui livelli nazionali e sovranazionali sono ogni giorno la dimostrazione[11]. I comuni invece avranno sempre più bisogno di contribuenti che di turisti, anche tassati eccessivamente. Gli eccessi di questi ultimi anni terminano quindi sotto l’impulso di una democrazia locale tanto informale quanto efficace…

. Le cause dell’overtourism già in corso di risoluzione: negli ultimi anni, due fenomeni hanno condotto il turismo europeo sull’orlo del baratro: i voli low-cost e Airbnb (ed equivalenti). Il principale dei due è il secondo, che ha fatto esplodere la capacità di accoglienza delle città; ma i danni creati (desertificazione dei centri storici, aumento degli affitti per gli abitanti, volumi insostenibili di turisti, concorrenza sleale per il settore alberghiero costretto ad abbassare i prezzi, perdita di potere di regolamento dei flussi da parte delle autorità locali…) hanno fatto toccare con mano i limiti dello sviluppo turistico di massa.

Le compagnie low-cost, dal canto loro, stanno incontrando gravi problemi[12] legati ad una logica inerente di colpi bassi portandoli a insostenibili livelli di riduzione dei margini di profitto di fronte alla concorrenza spietata. Il crescente dibattito sulla questione dell’inquinamento degli alti strati atmosferici al cherosene dovrebbe presto portare, perlomeno in Europa, ad una politica di tassazione che insabbierà questo tipo di compagnie innescando un processo di aumento degli spostamenti aerei. Tutto questo, come avrete capito, propende già a favore di una profonda rimessa in discussione del turismo a basso costo in Europa.

. Evoluzioni dell’ambiente politico: se il turismo si è a lungo giustificato con la mentalità aperta che procurava, è sempre più il contrario che si sta verificando: visitatori interessati soltanto a scorrazzare per i bar, coffee shop e sex shop e ospiti esasperati che sviluppano una visione negativa degli stranieri in generale. Il turismo è ben lungi dall’alimentare l’amore dei popoli. Il nostro team ritiene inoltre che il turismo, nella sua forma attuale, è uno dei fattori dell’ascesa delle xenofobie… o perlomeno condizione di quell’altra mobilità che sono le migrazioni economico-politiche.

La deturpazione dei luoghi che gli autoctoni hanno amato e di cui sono stati fieri rappresenta un aspetto dominante della percezione del turismo da parte dei residenti. Cementificazione delle splendide coste marittime, desertificazione dei centri storici, il turismo è uno dei fattori di acculturazione delle popolazioni europee, relegate a poco a poco verso periferie e complessi turistici senza un’anima.

Oltre al degrado della coerenza reciproca prima menzionato, è davvero necessario valutare l’impatto socioculturale del fenomeno di allontanamento delle popolazioni residenti dei luoghi collegandoli alla storia e alla geografia del paese… in particolare in un contesto di sfide inedite di integrazione. Questa considerazione richiama inevitabilmente le evoluzioni politiche di un continente che si ripiega su identità in reazione a un sentimento di invasione da un lato e di distruzione dell’ambiente dall’altro.

Ora, probabilmente tali evoluzioni si rifletteranno sempre di più nelle decisioni dei leader nazionali e soprattutto locali. Se infatti i «populisti» che emergono a livello nazionali preferiranno magari prendersela con i migranti politico-economici che con i turisti, ciò non toglie che la banalizzazione di una xenofobia più o meno rigida creerà un ambiente politica sempre meno tollerante verso le invasioni turistiche per eletti locali a contatto diretto con le opinioni. Questa mentalità politico sarà resa accettabile dallo sdoppiamento di un discorso ecologico che suggerisce inoltre una riduzione dei flussi turistici.

Tutta questa fatica dell’overtourism risulterà inoltre in un degrado della loro accoglienza da parte delle popolazioni autoctone… che si rafforzerà man mano che i contingenti di turisti si «erotizzeranno»[13].

Il settore turistico europeo ha davvero l’interesse ad anticipare ritorni di tendenze turistiche e soprattutto ad evitare di contribuire. I principi del «turismo sostenibile»[14] o di interessamento delle popolazioni per il turismo[15] che propugna per ridurre l’effetto «fatica» che è stato identificato non saranno sufficienti. È l’intero modello economico che andrà reinventato.

Turismo europeo: la crisi della differenza tra speranze e realtà

Tenendo conto degli argomenti precedentemente sviluppati, la crisi che anticipiamo è tipica del periodo di transizione che stiamo attualmente attraversando: mentre una parte del settore turistica punta ad un progresso proporzionale all’aumento dei flussi turistici mondiali, la quota di mercato, al contrario, si assottiglierà perdendo, nello stesso tempo, centralità come emittente e come accogliente dei flussi turistici sotto l’effetto combinato dell’aumento delle capacità e della qualità dell’accoglienza turistica al di fuori dell’Unione mentre la stessa Unione sta raggiungendo limiti psicologici e materiali. D’altronde la tendenza è già ben avviata, come lo dimostra il grafico qui sotto:

Figura 2 – Accedete al link qui sotto per confrontare i dati direttamente sul grafico interattivo.  Fonte: United Nations World Tourism Organisation, 2019.

È quindi una crisi di stabilizzazione che il settore turistico europeo dovrà affrontare: come continuare a crescere in un contesto di rallentamento, se non di ristagno, dei flussi e dell’offerta.

Ora, in un modello economico tuttora fondato sul principio di crescita, il rallentamento, se non il ristagno, porterà a una crisi per tutti gli attori del settore che attualmente puntano su un aumento continuo, se non esponenziale, dei flussi – e sono tanti. Il gap tra le speranze e la realtà fornisce l’alba della crisi delle strategie deluse[16].

Se quindi l’Europa accoglie il 51% della mobilità turistica mondiale, riscuote solo il 39% del reddito di questa mobilità. Il grafico seguente mostra chiaramente come il rapporto numero di turisti/entrate del turismo in Europa non è buono.

Figura 3 – Situazione del rapporto turistico / entrate del turismo

L’unica strategia che abbia senso per il turismo europeo consisterà nell’ottimizzare il rendimento per turista (soggiorni più lunghi e/o più chiari) imponendo un approccio innovativo e qualitativo pur accettando di perdere la nostra leadership quantitativa.

Download Turismo europeo 2020-2030

_______________________

[1]  Questa considerazione ci porta a stabilire un legame con gli accordi di libero scambio che l’Unione sta attualmente siglando, ad esempio, con il Mercosur, che vertono essenzialmente sui prodotti agricoli sudamericani. Importanti esperti ritengono da tempo che l’Unione dovrebbe abbandonare il principio di autonomia alimentare per acquistare al migliore offerente in questo vasto mondo e potere sfruttare le terre in un altro modo. Certo, l’accordo UE-Mercosur che gli Europei stanno attualmente siglando con l’amico Jair Bolsonaro rappresenta una nuova tappa in questa direzione. Resta però da sapere per quanto tempo ancora questo genere di orientamento dominerà l’agenda europea … Fonte: New Europe, 28/06/2019

[2]  Fonte: Air Traffic Management, 28/03/2018

[3]  Fonte: The Local, 17/01/2018

[4]  Fonte: Les Echos, 01/08/2018

[5]  Il numero di turisti ha continuato a crescere fino al 2017. Ma da allora ha cominciato a calare. Fonte: TradingEconomics

[6]  Fonte: CNN, 23/05/2019

[7]  Fonte: Forbes, 17/05/2018

[8]  Fonte: Amsterdam.nl, 03/10/2018

[9]  Fonte: TheLocal, 27/04/2018

[10] Fonte: AssembleaBarris, 18/06/2019

[11] Le politiche nazionali e sovranazionali in materia di turismo sono guidate solo da obiettivi di aumento… anche se il termine «sostenibile» regola tutti i rapporti. La Corte dei Conti sta placcando il Languedoc-Roussillon per le cattive performance turistiche (fonte: La Tribune, 07/02/2018); la Grecia fa appello a una politica turistica unificata… a scopo finanziario naturalmente (fonte: GTP, 27/02/2019); ossessione di rimanere il n° 1 a livello europeo (fonte: Commission européenne); ecc.

[12] Fonte: Fortune, 07/04/2019

[13]  La Svizzera, le cui montagne hanno fatto da cornice da sogno a numerosi film hollywoodiani, è una delle mete preferite del turismo indiano in Europa. Il paese mira ad accogliere un milione di indiani nel 2020 (fonte: Times of India, 14/11/2018). Ma il carattere conservatore degli svizzeri ci fa dubitare della loro buona volontà vedendo i loro paesaggi coprirsi di ristoranti indiani per sostentare gruppi di turisti che non si interesseranno sicuramente alla cultura svizzera, alimentare in particolare, convinti che è per via del loro cinema che la Svizzera è indiana. Al di là di certi limiti, siamo convinti che gli allettanti profitti turistici si scontreranno con il malcontento degli autoctoni.

[14] Fonte: European Commission

[15] Airbnb, ad esempio, ha rappresentato un eccellente mezzo per interessare le popolazioni al turismo della loro città (modello in realtà simile alla corruzione), che dovrebbe aumentare l’accettabilità dell’overtourism. Alla fine è successo il contrario, con Airbnb che ha reso assolutamente insopportabili le concentrazioni di turisti.

[16] La Francia, forte del progresso del turismo, è orgogliosa di aver attirato 14 miliardi di investimenti nel 2018 (un record!). Speriamo che gran parte di tali investimenti siano utili. Fonte: VeilleInfoTourisme, 07/11/2018

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