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GEAB 158

Il numero mensile del Laboratorio europeo di Anticipazione Politica (LEAP) - 15 Ott 2021

2022 – Sbarca la Nuova Europa

Sei anni dopo l’annuncio dell’uscita dei britannici, cinque anni dopo lo “shock” transatlantico dell’elezione di Trump e qualche mese dopo il ritiro dall’Afghanistan, il nostro team anticipa che dall’inizio del 2022 comincerà a manifestarsi una Nuova Europa che si rivelerà pienamente a partire da primavera-estate.

Al centro l’Europa della difesa, la quale sta cominciando a prendere forma e che a priori dovrebbe rafforzare il campo progressista, anche se si preannuncia un violento scontro tra quest’ultimo e le reti di un Occidente identitario che si sono costituite negli ultimi anni sotto i radar mediatici in reazione agli immensi shock subiti dalle nostre società dal 2008[1] e che escono allo scoperto da due anni.

La nostra ipotesi tiene conto degli assi di trasformazione sistemica che colpiscono l’Europa: rivalità sistemica con la Cina, crisi multisettoriale americana e occidentale, rischi che gravano sul sistema finanziario occidentale post-Covid, trasformazione del sistema monetario internazionale, riposizionamento geopolitico del Regno Unito, profonda trasformazione dell’UE, prime instabilità di una Difesa europea, primi test di una politica estera comune, consolidamento di un’Unione spaccata in due, grande sconvolgimento degli scenari politici mondiali…

2022: attenuazione dello shock mondiale del 2020

La crisi legata al Covid è uno shock sistemico globale che ha scatenato così tante energie di trasformazione da parte di più attori da offuscare la visione d’insieme. È solo nel 2022 che il polverone del grande movimento di truppe consentito dalla crisi comincerà a ricadere e si potrà cominciare a stabilire un bilancio dei danni, rivelando un paesaggio mondiale molto diverso da quello del 2019.

Per quanto riguarda il Covid, il mondo saprà se deve far fronte al virus oppure no, quali sono i paesi e le regioni che applicano il giusto metodo e quali sono quelli che non ne usciranno.

Le conseguenze dello shock sulle economie e sulle società cominceranno a fare comparire una nuova mappa geopolitica, dove sarà più facile vedere chi ne ha beneficiato e chi ne ha sofferto, quali nuove alleanze si sono formate, quali soluzioni sono state trovate per sopravvivere, se i paesi in via di sviluppo ci hanno guadagnato o ci hanno perso, se le tensioni mondiali si sono accese o placate… e quale paesaggio globale tutti questi cambiamenti rivelano agli occhi di tutti, accentuando le tendenze.

Per quanto riguarda l’Unione, nel 2022 i pianeti si allineano:

.  un bilancio positivo di gestione della campagna di vaccinazione[2];

. l’adozione della strategia di transizione digitale-ecologica[3] basata sui piani di rilancio[4] e sui nuovissimi green bond che partono col piede giusto[5] manifestando tutta l’attrattiva dell’UE.

Figura 1 – I green bond sostituiranno i T-Bond? Fonte: Climate Bonds Initiative, 08/07/2021

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. una presidenza francese risoluta, visionaria e in sintonia con il livello europeo[6];

. la Spagna ospiterà il prossimo vertice della NATO allo scopo di «porre le basi per il futuro della NATO su un solido equilibrio e il ripristino della fiducia tra alleati»[7];

. l’entrata in funzione, dopo i rinvii del 2021, dei governi olandesi[8] e tedeschi[9], centristi, a fianco dell’Italia di Draghi, la Spagna di Sanchez, ecc;

. un margine di manovra (legato al ritiro dall’Afghanistan) per fare avanzare un’Europa della Difesa a sostegno di una vera politica estera comune («Europa geopolitica»)[10];

Non ci sono però solo queste tendenze positive che si manifesteranno nel 2022:

. negli Stati Uniti, continuiamo a ripetere che la presidenza molto moderata di Biden è fragile e minacciata dall’attivismo di un’America in parte legata all’apparato militare che non ha digerito la sconfitta di Trump, né il ritiro dall’Afghanistan, né i grandi piani sociali previsti dai democratici, ecc., corrispondente alla Grande Minaccia che pesa attualmente sul mondo[11];

. questa America dura è in linea con lo spirito “imperialista” della Global Britain condotta da Boris Johnson – il meno “populista”, o con l’Australia all’estrema destra di de Scott Morrison;

. e tutto questo mondo riesce benissimo a intendersi con le reti politiche trans-europee impegnate nella ricostruzione dell’Europa (o dell’Occidente) su basi di “identità” giudeo-cristiana (“identità” anziché “unità”) che hanno scelto la Francia come primo terreno di sperimentazione della loro “nuova estrema destra”.[12]

Naturalmente, il livello di difficoltà che incontreranno tutti questi paesi darà potere agli uni o agli altri. Naturalmente pesano grandi pericoli sulle economie e sul sistema monetario e finanziario che sono tuttora accettabili nel 2021 come conseguenze dirette della crisi del Covid ma che sono in grado di “attenuare” le grandi collere del prossimo anno nell’ambito della riapertura completa delle società.

La battaglia dell’Occidente

Attualmente, l’Occidente si divide chiaramente in due campi:

. gli anglosassoni, ossessionati dalla ricomposizione dei loro imperi, facendo incombere con la loro aggressività gravi pericoli sul mondo di fatto multipolare. Guardando però più da vicino, anche se Biden è fragile, ciò non toglie che è lui ad essere alla guida degli Stati Uniti e che è in dialogo con la Cina e l’Europa per trovare delle vie più sagge di cooperazione mondiale[13] – arrivando a respingere la firma dell’accordo commerciale USA-Regno Unito a seguito del caso AUKUS[14].

Per quanto riguarda il Regno Unito, anche se siamo stati i primi a mettere in guardia contro le strategie di riposizionamento geopolitico britannico, ci chiediamo ormai soprattutto se queste ultime stanno portando da qualche parte, tenendo conto delle gravi difficoltà alle quali sta andando incontro il paese: carenza di beni e manodopera[15], prezzo della benzina[16], questione irlandese[17], crescenti rischi di vera e propria guerra commerciale con l’UE[18], inasprimento delle tensioni franco-britanniche[19],… e a livello internazionale, l’annuncio di addio al Commonwealth della Giamaica[20] e delle Barbados[21], separazione con Nuova Zelanda e Canada anch’essi membri del Commonwealth ma non partner dell’AUKUS, affronto agli USA sulla firma dell’accordo commerciale prima menzionato,… e all’interno le critiche di Theresa May all’alleanza militare AUKUS[22].

Se è vero che non va mai sottovalutato nessuno, in particolare i nostri amici britannici, la loro strategia è comunque rischiosa e può benissimo fallire. Abbiamo trovato un’anticipazione dell’uscita del Regno Unito in un testo del LEAP risalente al 2013 : «Entro il 2053… il Regno Unito, che se ne starà in disparte per un po’, tornerà nel giro (questa volta alle condizioni del continente) »[23]… La seconda parte dell’anticipazione deve restare bene a mente.

. e l’Europa continentale che, come abbiamo visto, sta attualmente ricostruendo la propria unità operando una profonda riforma di tutti i suoi principi: voti a maggioranza qualificata al posto della regola dell’unanimità[24], autonomia strategica europea al posto della concorrenza libera e non falsata aperta a tutti[25], Commissione europea politica e geopolitica che sostituisce l’immagine di pura tecnocrazia anteriore[26], previsione del futuro al posto della gestione degli affari correnti[27], integrazione dei cittadini al dibattito sul futuro tramite la COFE per superare la consueta diffidenza per chi «è di intralcio ai lavori», virtuosa combinazione tra i livelli nazionali e il livello europeo superando la dialettica «federalismo o intergovernamentalismo», ecc. Ci siamo, l’Europa è cambiata![28]… grazie alla Brexit.

C’è ancora una grande questione per l’UE, che la Polonia ha sollevato ma che è stata attualmente ripresa dalla destra francese in campagna presidenziale[29]: si tratta dell’ingiunzione paradossale tra, da un lato, il primato del diritto europeo e, dall’altro, la compatibilità del diritto europeo con le Costituzioni nazionali sottoposte a modifiche dal gioco democratico di ogni Stato membro[30]. Se tale questione sembra minacciare l’Unione, non è meno legittima. È anche su questo che gli inglesi hanno puntato. Riconoscerla, sottoporre la questione al dibattito e risolvere il problema in modo creativo può riuscire a mettere tutti d’accordo e partecipare alla rifondazione europea.

Ad ogni modo, l’avventurismo anglosassone in un mondo avido di stabilità rafforza in realtà le soluzioni messe attualmente in atto dal continente europeo, vera terza via che, se riuscisse ad imporsi, farà da esempio per tutto l’Occidente: logiche dure di un impero da un lato, logiche soft comunitarie dall’altro. La pace non è che la seconda soluzione, questo non sfugge a nessuno…

L’UE ha otto mesi a disposizione per provare la superiorità della sua soluzione: fino all’estate 2022 con le elezioni francesi come terreno di battaglia e fino ad allora piena di insidie.

Punti deboli e punti di forza della Francia in campagna elettorale

L’UE in piena reinvenzione precedentemente descritta deve molto alla Francia di Macron. Affinché questa versione della storia si concretizzi, è quindi quest’ultima a dover provare la propria pertinenza ed efficacia nei prossimi sei mesi (fino alle elezioni presidenziali).

. c’è chi prevede in questa Francia il ritorno delle violente manifestazioni che l’avevano indebolita nel 2019. Ora però l’anti-macronismo è in parte ingiustamente associato a un gruppo molto minoritario e completamente screditato dalla stampa, gli anti-vaccino;

. Torniamo ancora una volta sulla questione dei sottomarini australiani e ci chiediamo se Macron non abbia utilizzato questa crisi commerciale per scopi geopolitici;

. ha così ottenuto il rinvio dei negoziati dell’accordo commerciale UE-Australia[31] (in effetti, Macron sembra essersi opposto a questo tipo di accordo, come per il trattato di libero scambio con il Mercosur, ad esempio[32]);

. ha ottenuto il rinvio della firma dell’accordo commerciale USA-Regno Unito;

. e ha ottenuto che la Grecia firmi il contratto d’acquisto di tre fregate.[33]

Figura 2 – I principali eserciti europei. Fonte: Statista, 2017

 

Su quest’ultimo punto, ci chiediamo se quest’ultima firma non sia stata permessa grazie alla crisi con l’Australie, e quindi se non sia effettivamente molto più importante che la Francia rafforzi le proprie relazioni militari con la Grecia e non con l’Australia…

. La risalita nei sondaggi di Eric Zemmour, probabile candidato alle presidenziali e rappresentante dell’Europa identitaria che sta minacciando l’attuale progetto europeo[34], è in questo momento il risultato dell’onnipresenza di questo personaggio in tutti i media. Da un lato però tutti si chiedono se Zemmour non sia arrivato troppo presto[35] quando non è ancora ufficialmente candidato (chi è che lo spinge in avanti in questo modo?); dall’altro, non è in candidato ideale per fare entrare in politica una gioventù francese varia… che voterà in massa per quello che la Germania ha mostrato quello che hanno votato i giovani dei social media, ovvero verde (ecologico) e libero (liberale)[36]? Se il proprietario di Canal+, Vincent Bolloré sembra stimolare con tutta la propria potenza mediatica le idee promosse da Marion Maréchal e i suoi sostenitori di cui fa parte Zemmour[37], è innanzitutto un uomo d’affari che andrà dove i suoi interessi finanziari gli diranno di andare.

Da una posizione francese consolidata all’Europa della Difesa

Se la Francia è la chiave nel riposizionamento di questa Nuova Europa, il consolidamento della propria posizione è la condizione fondamentale per fare progredire l’Europa della Difesa che attualmente sembra effettivamente andare nella giusta direzione:

Le questioni della difesa incidono direttamente sulle responsabilità nazionali. Ora, dopo gli importanti disaccordi tra tedeschi e francesi che hanno caratterizzato gli ultimi mesi, lo scorso 30 agosto è stato siglato un accordo hispano-franco-tedesco per una dimostrazione del famoso SCAF (Sistema di Combattimento Aereo del Futuro) entro il 2027[38].  Questo genere di progresso non è quindi di poco conto ed è probabile che le soluzioni trovate per mettere d’accordo i governi su queste questioni la dicano lunga sull’Europa che si sta attualmente ideando. Con lo SCAF si parla di “futuro” (in previsione di lancio nel 2040), di rafforzamento delle difese nazionali e di metodi di coordinamento puntuale delle forze nazionali per rispondere ad eventuali attacchi. È una “tattica cloud”[39] (un concetto che “sembra” innovativo). Non si tratta più di deterrente nucleare[40] (che da tempo il nostro ritiene in effetti tecnologicamente e moralmente superato) ma permette di essere coerenti con il Trattato di non proliferazione firmato dai membri della NATO[41].

Per riunire tutti gli europei (e avere il “sostegno” degli americani), questa Difesa comune si costruisce allo scopo di riformare la NATO, una riforma alla quale tutti – a cominciare dagli americani – aderiscono e che si fonda sul riequilibrio tra l’America del Nord e l’Europa all’interno dell’Alleanza[42]. Anche se la Francia sta cogliendo tutte le opportunità per creare veri strumenti autonomi di difesa, come ha appena fatto in occasione della crisi dei sottomarini australiani[43].

La Francia ha la sua sede al Consiglio di sicurezza dell’ONU. La Germania le aveva chiaramente chiesto di trasformarla in sede europea nel 2018[44]; il fatto è che se la Francia vuole una politica estera e di difesa comune per uscire dalla dipendenza strategia dall’America non le sarà possibile rifiutare l’europeizzazione della propria sede all’ONU; d’altronde, come diciamo da tempo, la modifica di una delle cinque sedi del Consiglio di Sicurezza dovrebbe scatenare un effetto domino di riforme salutari all’interno dell’ONU in grado di ricostruire la legittimità di un’organizzazione che vuole essere mondiale ma dà tre sedi su cinque dell’organo più centrale (CS) a potenze occidentali… Ora che il Regno Unito non è più nell’Unione, la Francia ha piena facoltà di portare avanti questa idea e, con essa, la tanto cara Difesa comune. Ed è quello che sta accadendo.

Europa Orientale: completamento del processo di integrazione dell’UE

L’integrazione dei paesi dell’est all’UE, che nel complesso dura da appena sedici anni, è anch’essa un processo che si iscrive nel tempo. Dopo l’entusiasmo dei primi tempi, l’apatia in seguito (di cui la scarsa percentuale di partecipazione alle elezioni europee ne è la prova) e la diffidenza dal 2014, anticipiamo un’ondata di cambiamenti politici nell’Europa Orientale che porrà fine al processo e permetterà di correggere la grande frattura est-ovest del 2014. I primi indizi sono:

. la recente sconfitta elettorale del primo ministro populista Andrej Babis in Repubblica Ceca e il probabile arrivo del centro-destra Petr Fiala alla guida del governo[45];

. le dimissioni in Austria del cancelliere comunista Sebastian Kurz dietro accuse di corruzione[46], figura affiancata da capi di stato come Orban aventi una visione “imperialista” dell’Europa;

. il rinnovamento politico atteso in Bulgaria il prossimo novembre (si veda il calendario);

. le manifestazioni pro-europee e le opposizioni dei poteri regionali contro la decisione del governo polacco di dare la precedenza alla legge polacca sulla legge europea – in linea con i principi fondamentali dell’Unione[47] – costringendo Kaczynski, il leader del partito al potere, a rassicurare i concittadini che non si tratta di lasciare l’UE[48];

. l’unione dei partiti di opposizione per battere Viktor Orban alle elezioni del prossimo aprile[49]. Considerando che l’Ungheria di Orban è uno dei centri dell’Europa identitaria proposta da Zemmour-Marechal nell’ambito delle elezioni francesi, aprile è una data importante del calendario europeo 2022.

A questa tendenza sopraggiungono alcune cause sistemiche:

. il rinnovamento generazionale: i fantasmi del XX secolo della vecchia guardia al potere nei paesi dell’Europa orientale dalla fine dell’impero sovietico di trent’anni fa sono sempre più anacronistici. I giovani europei dell’est delle generazioni Y e Z – nonché dei millenial – sono molto diversi dai loro antenati che sono cresciuti nell’Unione Sovietica e non si riconoscono in loro. Sono del tutto identici ai giovani dell’Europa occidentale e, come loro, votano per persone e idee simili a loro: per l’Europa, per l’ecologia e per il simbolismo della libertà che incarnano i partiti liberali[50];

. i progressi della difesa europea: nel 2014, abbiamo ritenuto che l’Europa Orientale si sarebbe gettata tra le braccia della NATO perché sul versante europeo non c’era niente che rassicurasse contro eventuali velleità espansionistiche russe; se l’analisi del 2014 era giusta, occorre stabilire un legame tra il capitolo precedente e il rinnovamento politico che vedremo in Europa orientale;

. la campagna di vaccinazione: prima che ripartisse, gli europei dell’est erano convinti che sarebbero stati gli ultimi; in realtà, sono stati quasi tra i primi a ricevere i vaccini. La percentuale di vaccini più bassa ad est piuttosto che ad ovest non è frutto di assenza di vaccini ma di scelte delle comunità locali;

. la strategia europea: bisogna prendere atto della differenza tra l’Unione che l’Inghilterra ha deciso di lasciare nel 2016 e quella di oggi! L’uscita britannica ha spianato la strada ad una reinvenzione che è stata ideata durante i lunghi negoziati di uscita dal Regno Unito ma che è ormai in atto a velocità siderale. Chi vorrebbe veramente uscire dall’UE oggi? Per gettarsi tra le braccia di chi? Dei russi? Dei cinesi? Degli americani?… In ogni caso non della Polonia, su questo punto è stata chiara.

Il mese scorso, abbiamo analizzato che l’Afghanistan avrebbe segnato la fine della guerra fredda. In questo momento è infatti una valanga di segnali dello stesso tipo che si sta verificando, a cominciare da quel rinnovamento politico che dovrebbe portare alla conclusione il processo di riunificazione dell’Europa.

E la democrazia?

Segnaliamo infine l’inizio, dopo molti indugi, della Conferenza sul Futuro dell’Europa (COFE), aperta a tutti i cittadini desiderosi di partecipare alla riflessione sul futuro del continente, una piattaforma di dibattito che, se convincente, potrebbe perdurare se non istituzionalizzarsi. Ha tutto per diventare un’agora popolare digitale permanente che le democrazie devono creare per meritare il loro nome nell’era della disintermediazione. La nuova Europa si imporrà nel 2024 nell’ambito delle elezioni se riuscisse a dar prova di innovazione anche in materia di democrazia, aprendo agli europei e al mondo nuovi orizzonti di cittadinanza di cui la COFE può e deve essere la chiave… Ma cerchiamo di non sognare troppo. Sono in vista grandi tempeste nei prossimi sei mesi.

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____________________________

[1]      Fonte: SidneyHeraldMorning, 19/03/2019

[2]      Fonte: FinancialTimes, 12/08/2021

[3]      Fonte: European Commission, 19/03/2021

[4]      Fonte: Bruegel, 28/09/2021

[5]      Fonte: Funds-Europe, 14/10/2021

[6]      Fonte: TheEconomist, 10/09/2019

[7]      Fonte: LaMoncloa, 08/10/2021

[8]      Fonte: Reuters, 30/09/2021

[9]      Fonte: AP, 27/09/2021

[10]    Fonte: Consiglio dell’UE, 02/09/2021

[11]    Fonte: TheGuardian, 19/07/2021

[12]    Fonte: Euronews, 13/10/2021

[13]    Fonte: Politico, 09/09/2021

[14]    Fonte: BBC, 22/09/2021

[15]    Fonte: Euronews, 13/12/2021

[16]    Fonte: Vox, 01/10/2021

[17]    Fonte: BBC, 14/10/2021

[18]    Fonte: Deutsche Welle, 12/10/2021

[19]    Fonte: The Guardian,  08/10/2021

[20]    Fonte: TheIndependent, 13/07/2021

[21]    Fonte: BBC, 16/09/2021

[22]    Fonte: The Guardian, 16/09/2021

[23]    Fonte: LEAP2040, 2013

[24]    … che il Regno Unito ha bloccato. Fonte: Commissione Europea, 15/01/2019

[25]    Fonte: GEAB, 15/03/2021

[26]    Fonte: GEG, 15/04/2021

[27]    Ad esempio… Fonte: Commissione Europea, 09/2020

[28]    Fonte: AtlanticCouncil, 14/06/2021

[29]    Dopo Barnier, Pécresse. Fonte: Le Monde, 13/10/2021

[30]    Fonte: EUObserver, 08/10/20021

[31]    Fonte: RFI, 02/10/2021

[32]    Fonte: Bilaterals, 03/09.2021

[33]    Fonte: GreekCityTimes, 30/09/2021

[34]    Fonte: Reuters, 06/10/2021

[35]    Fonte: L’Express, 21/09/2021

[36]    Fonte: Reuters, 28/09/2021

[37]    Vincent Bolloré, Éric Zemmour e la nascita di una “Fox News francese”. Fonte: Financial Times, 04/10/2021

[38]    Fonte: DefenseNews, 17/05/2021

[39]    Fonte: Fondation pour la Recherche Stratégique, 13/06/2019

[40]    Ou s’il en est question, cela ne ressort d’aucun des textes que nous avons trouvés.

[41]    Fonte: NATO, 06/07/2021

[42]    Autonomia strategia e cooperazione UE-NATO: un approccio win-win, Jolyon Howorth In L’Europe en Formation Volume 389, n° 2, 2019, da p. 85 a p. 103. Fonte: Cairn

[43]    Fonte: France24, 05/10/2021

[44]    Fonte: France24, 28/11/2018

[45]    Fonte: WRAL, 09/10/2021

[46]    Fonte: BBC, 10/10/2021

[47]    Fonte: WSJ, 11/10/2021

[48]    Fonte: Euronews, 15/09/2021

[49]    Fonte: Euronews, 07/09/2021

[50]    Fonte: Reuters, 28/09/2021

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Sommario

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