Giovane, se non poppante, il mercato dello spazio sta registrando una crescita del 70% dal 2010 e dovrebbe raggiungere il trilione di dollari annui nel 2040[1]. Si potrebbe credere che un giorno l’economia dello spazio diventerà normale, come quella automobilistica, ma sarebbe come fare l’apprendista stregone. Tre parole riassumono questo mondo nel quale viviamo: Space is Hard[2]. Si potrebbe dire lo stesso per il nucleare, perché si naviga nello stesso livello di complessità tecnica, dove solo la giusta competenza e un buon budget permettono di sopravvivere. Sarebbe quindi un terreno riservato ai titani? Sì, ma al contrario del nucleare, resta una porta aperta alla democratizzazione dello spazio. E tutti i paesi emergenti che vi entrano tenteranno di scrivere lo spazio del futuro racimolando i resti della battaglia dei giganti. Tutti però si scontreranno con la stessa spietata realtà, e ci saranno delle fratture.
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