17 alti e 16 bassi
Come ogni anno a dicembre, abbiamo proceduto ad una valutazione delle anticipazioni delle tendenze di gennaio, con un punteggio finale di 22,5 su 33 tendenze chiave, ovvero 68,18% di successo, ovvero 7 punti in meno rispetto all’anno scorso (75%).
Lo sguardo che abbiamo lanciato agli inizi del 2018 ha peccato di ottimismo, ottimismo giustificato dalle speranze date da una presidenza francese di certo visionaria ma inconsapevole dell’ineluttabilità delle tendenze nazionaliste in Europa. Siamo quindi i primi a passare il tempo a descrivere la fine delle dinamiche transeuropee e l’ascesa dei nazionalismo. Eppure non abbiamo potuto fare a meno di credere neanche per un momento che la Francia potesse fare marcia indietro riportando l’Europa sullo scenario internazionale.
La nostra visione sarà stata giusta per una parte dell’anno. Poi le cose si sono complicate e l’estate ha fatto decisamente spostare il mondo in quella logica da tempo anticipata – una bipolarizzazione in campo cinese e americano – ma che abbiamo sperato vedere stare alla larga tra l’elezione di Emmanuel Macron e l’estate 2018 «da tutti i pericoli» come abbiamo intitolato lo scorso giugno.
La fine dell’anno rende vana ogni speranza, costringendoci a valutare più rigidamente del solito i nostri «alti e bassi», anche se per una buona parte dell’anno la stessa valutazione sarà stata più favorevole. La percentuale di successo, la più debole mai avuta negli ultimi tredici anni, è inoltre il risultato di una falsa anticipazione che ha avuto delle ripercussioni su molte altre: la debolezza del dollaro.
Ma di questo numero non ce ne vergogniamo affatto per diverse ragioni:
– innanzitutto, chi altro oltre a noi avrebbe il coraggio di prestarsi a questo genere di esercizio di valutazione?
– tutti converranno poi che stiamo per vivere un anno particolarmente ricco di colpi di scena, azioni decisive e trasformazioni;
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