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Il numero mensile del Laboratorio europeo di Anticipazione Politica (LEAP) - 15 Set 2021
L'estratto pubblico

L’evento storico di quest’estate è stato naturalmente il ritiro dall’Afghanistan, un ritiro al quale nessuno sembrava crederci veramente, malgrado le decisioni prese un anno e mezzo prima[1]… Nessuno tranne la Francia, la quale ha riportato le proprie truppe lo scorso maggio[2]… per cui tutto come previsto.

Questo evento è tanto importante da giustificare come il GEAB, rispetto al solito, si unisca al concerto mediatico sull’argomento facendone il tema centrale di questo numero. La debacle americana in Afghanistan, a nostro avviso, è da intendersi come la “vera fine della guerra fredda” che i libri di storia del futuro ambienteranno nel 1945-2021 e non più nel 1945-1989. Ne sappiamo qualcosa, noi che abbiamo passato quindici anni ad anticipare il crollo del muro di Washington come logico seguito di quello del muro di Berlino[3].

In una guerra sono infatti i modelli di tutti i belligeranti a dover morire affinché possa sorgere un nuovo sistema in grado di bloccare l’incessante riproduzione di condizioni belliche[4]. La NATO ci ha d’altronde dimostrato che l’immutabilità dell’attore americano ha impedito di riformarsi, continuando a produrre logiche di guerra  fredda, cercando disperatamente un nuovo nemico, al punto da reinventarlo, proprio quando il nemico sovietico non esisteva più[5].

Queste riflessioni ci fanno quindi “sperare” da quindici anni una caduta del muro di Washington; non che vogliamo la scomparsa degli Stati Uniti e degli americani (né tantomeno la scomparsa della Russia e dei russi) ma, al contrario perché, in assenza di un chiaro segnale di trasformazione strutturale dell’altro attore della guerra fredda, siamo riusciti a vedere solo un inesorabile passaggio del pianeta verso un nuovo abisso… al quale, di fatto, ci siamo seriamente avvicinati.

Il ritiro delle truppe della NATO dall’Afghanistan è quindi un evento che, fino al 2021, sarebbe potuto essere evitato; ma che, da allora, è stato inevitabile. Esso costituisce un segnale che questa volta non siamo i soli a sentire: l’impero americano sta deponendo le armi mettendosi in ascolto con il mondo multipolare che è emerso suo malgrado per ripensare un nuovo ordine mondiale.

La storia sta quindi riprendendo in modo sorprendente un corso naturale che gli Stati Uniti avevano bloccato nel 2001 nel punto esatto in cui era all’epoca:

. i Talebani stanno riprendendo il potere che detenevano alla fine degli anni ’90;

. la Germania si appresta a passare di nuovo sotto il controllo del SPD che ha dominato la vita politica tedesca nel 2001;

. la Germania ha sospeso il progetto Nord Stream II concepito all’epoca da Schröder malgrado la proposta americana di sospendere il progetto[6];

. una Francia Chiraq-gollista è riuscita a rimettersi in gioco dopo quindici anni di emarginazione e vari indebolimenti politici[7];

. la sovranità strategica dell’Europa è tornata ad essere l’orizzonte di pertinenza dell’intero processo di costruzione europea[8];

. la costruzione della relazione euro-russa torna in primo piano come priorità assoluta, con buona pace dell’America[9]

. lo scontro delle civiltà di Samuel Huntington[10] rappresenta a tutti gli effetti la grande sfida dei venti se non cinquant’anni a venire – in forme nuove e considerevolmente aggravate dagli ultimi vent’anni di gestione americana della questione della rivoluzione arabo-musulmana[11];

. in quanto alle tecnologie sorte dalla grande rivoluzione Internet degli anni ’90, il loro sviluppo incontrollato le ha trasformate in sfide più che soluzioni, imponendo un nuovo controllo che sembrano ormai assumere cinesi[12] ed europei[13].

L’attore americano, dal canto suo, è pronto per una reinvenzione che sarebbe dovuta ripartire nel 2001 e che si metterà in moto in una fase di fragilità sistemica assolutamente straordinaria, portando l’intero pianeta sul letto di morte.

Questo numero si basa quindi su questa nozione di “ritorno al futuro”, un futuro che riparte dal 2001 dove gli americani lo hanno bloccato vent’anni fa. Questi vent’anni sono però trascorsi bene modificando considerevolmente il contesto di svolgimento del flusso temporale. Questi cambiamenti sono essenzialmente legati ai grandi processi di reinvenzione ai quali i vari poli mondiali hanno dovuto prestarsi in vista dei vari pericoli che l’aggressività americana ha fatto incombere sulla loro sopravvivenza:

. un’Europa che ha vissuto lo shock strutturante dell’uscita dell’Inghilterra;

. una Cina che ha dovuto abbandonare il progetto di unirsi al mondo occidentale per proporre un proprio modello con l’organizzazione di rotte commerciali;

. una Russia che si è riposizionata al di fuori della sfera di influenza occidentale a cui ha aspirato a unirsi negli anni ’90;

. un’Africa che i cinesi hanno aiutato a rafforzarsi con un’integrazione regionale forte;

. un Medio Oriente attraversato da assi di cooperazione costruttivi anche se le conseguenze della vittoria degli islamisti contro l’America vanno a gravare sul futuro immediato della regione;

. un’America che è riuscita a scuotere il giogo americano che si è imposto ancora una volta negli anni di Trump tramite l’OAS[14] e sta attualmente inventando un proprio percorso in Cile, Perù, Bolivia, Ecuador e Paraguay.

A comporre la nuova mappa mondiale è quindi un mondo multipolare dove i valori universali vanno ripensati nella massima tolleranza per la diversità delle aspirazioni, degli strumenti e delle culture dei popoli. L’Occidente dovrebbe smettere di imporre la propria visione del buono e del bene sul resto del pianeta. Da questa condizione sine qua non dipende il futuro della pace mondiale che va costruito nei prossimi vent’anni… e che sta cominciando ad “accettare” il talebanesimo come ha dovuto “accettare” il sovietismo lo scorso secolo per poterne uscire.

A più breve termine, essendo il muro di Berlino caduto nove mesi dopo il ritiro sovietico dall’Afghanistan, dobbiamo anticipare che il muro di Washington cadrà nel giugno 2022? E soprattutto si tratta di un muro-dollaro come abbiamo analizzato e anticipato nel 2006?…

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_____________________

[1]      Il 29 febbraio 2020, gli Stati Uniti e i talebani hanno firmato un trattato nell’ambito del processo di pace. Fonte: Wikipedia

[2]      Fonte: Perché la Francia è stata più razionale sull’Afghanistan rispetto agli Stati Uniti, Financial Times, 31/08/2021

[3]      Fonte: GEAB archives, 2006

[4]      La mancata creazione di nuove condizioni di coesistenza tra i paesi europei al termine della prima guerra mondiale ha portato alla seconda.

[5]      La vedeva già così l’americano Ted Galen nel 1992 (di nuovo un ritorno al futuro). Fonte: Alla ricerca di nemici: alleanze americane dopo la guerra fredda, Google Books, 1992

[6]      Fonte: BBC, 21/07/2021

[7]      Fonte: Elysée, 07/02/2020

[8]      Fonte: Consiglio dell’UE, 28/09/2020

[9]      Fonte: Politico, 12/08/2021

[10]    Fonte: Wikipedia

[11]    Si veda l’anticipazione sull’argomento nel grande articolo sull’Afghanistan.

[12]    Fonte: Time, 01/09/2021

[13]    Fonte: CNBC, 25/03/2021

[14]    Al punto che la Bolivia sta pensando trascinare in tribunale il segretario generale dell’OAS, Luis Almagro, per aver fomentato il colpo di stato di Jeanine Anez contro Evo Morales. Fonte: Telesur, 16/03/2021

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Sommario

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