Alla fine del 2017 e agli inizi del 2018 tutte le grandi banche centrali occidentali usciranno dalle politiche monetarie non convenzionali, quei famosi quantitative easing che hanno permesso di fornire liquidità alle banche in piena crisi di fiducia reciproca all’indomani della crisi dei subprime.
QE fiscali nei paesi ricchi
La Banca Centrale Europea, la Banca di Inghilterra e la Banca del Giappone si apprestano tutte a rallentare l’acquisto di obbligazioni. In Europa, Draghi lo ha ripetuto fino alla nausea[1], non può fare tutto la Banca Centrale e servono quindi riforme strutturali della moneta unica. È così che si parla di «QE fiscale»[2] (il quale permette, in particolare, di finanziare le infrastrutture con un rafforzamento delle politiche fiscali a livello europeo) che servirebbe l’economia reale e rappresenterebbe il logico rafforzamento del piano Juncker[3].
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