Quando LEAP ha lanciato il GEAB nel gennaio 2006 allo scopo di descrivere una « crisi sistemica globale » in gestazione, uno degli obiettivi era quello di contribuire a sensibilizzare gli Europei sulla debolezza degli Stati Uniti e sull’opportunità di allora di finalizzare il processo di indipendenza del continente. Questo obiettivo non era motivato soltanto da un interesse puramente europeo. Si basava su una grande previsione che abbiamo spesso ripetuto in queste pagine: la transizione del mondo occidentale verso il mondo multipolare si sarebbe svolta molto male se l’Europa non fosse riuscita a liberarsi dal campo occidentale nel quale l’« America dura » la rinchiudeva. Associata all’Europa, infatti, questa America, non avendo più motivo di rimettersi in discussione, poteva realizzare una vera strategia di potenza per tentare di mantenere la leadership globale.
Sommario di questo numero :
PERSPETTIVE
– 2016: L’anno dell’India… e ultima possibilità per una transizione sistemica globale organizzata
– Divorzio Cina-Occidente — La Chine esce dal sistema « internazionale » occidentale
TELESCOPIO
– Immigrazione: la terza onda anomala investe la « nave dell’Unione come l’abbiamo conosciuta »
FOCUS
– Grecia: « vinta » la battaglia, ma non la guerra
– Investimenti, tendenze e raccomandazioni (Imprese: La Borsa o la vita? / Particolari: solidità, risolutezza, concretezza! / Mercati finanziari: il cuore del sistema crolla)
Il nostro team ha scelto di rendere pubblica la parte di questo articolo intitolata “2016: L’anno dell’India… e ultima possibilità per una transizione sistemica globale organizzata”.
Presa di judo americana contro l’Europa
Ci siamo quindi proposti di reperire e analizzare tutti gli indicatori dei tentativi di presa di indipendenza dell’Europa da quasi dieci anni. Purtroppo, nonostante alcuni veri nobili tentativi, l’Europa non ha colto a sufficienza l’opportunità del quinquennio 2008-2013 (in particolare, la scelta di un presidente di colore alla guida degli Stati Uniti l’ha intorpidita).
Indeboliti, gli Stati Uniti hanno avuto bisogno della forza dell’Europa per mantenere la supremazia; occorreva assumere il controllo di questa forza poiché l’Unione aveva « omesso » di fare ciò che era necessario per radicare la propria legittimità politica; e poiché il posto era già ben occupato, la « noncuranza » europea avrebbe fatto il resto. Nel 2014, l’America ha applicato una vera e propria presa di judo all’Europa, ritorcendo la forza europea contro se stessa e bloccando il nostro continente.
Infatti, fin dalla crisi ucraina e nonostante il relativo « gelo » della situazione legato agli accordi euro-russi di Minsk, in Europa le cattive notizie sono sempre di più: mancata risoluzione della crisi greca, elezioni disastrose in Polonia[1], spiegamento di truppe americane in varie parti del continente, blocco del tasso dell’euro in quasi parità col dollaro[2], allarmanti ondate di immigrati, mantenimento delle forze politiche anti-cambiamento al comando di un Regno Unito in piena dislocazione, incapacità dell’Europa nel mettere in atto le misure imposte dall’enorme crisi, acquisizioni di massa delle perle dell’economia europea da parte delle società americane[3], ecc. Più il mondo si libera dagli Stati Uniti più la mano americana stringe il collo all’Europa.
E così, l’Europa stessa si ritrova trascinata nella folle strategia dell’America dura: attacco da tutti i poli del mondo multipolare… di cui l’Europa è stata chiaramente il potenziale emblema. La Russia estromessa dagli affari internazionali grazie all’Ucraina; la Cina eliminata dal sistema monetario e finanziario internazionale grazie al rifiuto dell’FMI di integrare lo yen ai DSP[4]; il Brasile relegato al rango di speculatore di prestiti da parte delle agenzie americane di rating[5]…
È chiaro che la crisi stessa indebolisce « naturalmente » tutto questo mondo, ma gli atti malevoli sono ormai talmente visibili che non li si può ignorare senza cadere nell’ingenuità: il mondo va male quanto basta perché gli atti di intransigenza e di non cooperazione possano essere considerati come il risultato di una volontà deliberata che le cose vanno ancora peggio… per tutto quello che non è americano. Come abbiamo insistentemente fatto notare per tutto il primo semestre 2015, le soluzioni e le cooperazioni da stabilire intorno alla crisi sono ormai evidenti quanto basta perché le azioni consistenti in una risoluzione possano essere tutt’altro che malevole.
L’India in soccorso del mondo: caratteristiche convergenti
Detto questo, pensiamo che il mondo abbia ancora una possibilità per mantenersi sulla via di una transizione organizzata non distruttrice. E questa possibilità è l’India.
Riteniamo infatti che l’India dovrebbe approfittare dello spiraglio del 2016 che le consentirebbe di contribuire a catalizzare positivamente la transizione verso il mondo multipolare. Il tema centrale è il seguente: nel 2016, l’India concentrerà le caratteristiche che dovrebbero consentirle di organizzarsi con gli altri due « grandi » BRICS – la Russia e la Cina – e rendere il mondo multipolare irresistibile agli occhi dell’Occidente, in particolare dell’Europa.
Figura 1 – Piramidi delle età stimate per l’India e la Cina nel 2040.
Fonte: Guruprasad.
Queste caratteristiche sono le seguenti:
. Demografia: è opinione comune che l’India supererà la Cina in quanto a popolazione entro il 2030, forse anche prima[6]. Anticipiamo quindi che l’India è migliorata in un punto non indifferente (la densità demografica), numero uno al mondo. Questo semplice dato può permettere all’Occidente di comprendere meglio la nozione di mondo multipolare che attualmente sembra non essere in grado di immaginare, preferendo concentrarsi sulla prospettiva di una sostituzione della leadership americana con una cinese… non è proprio così.
. Giovinezza e dinamismo: al contrario dei due vicini ad est e ad ovest, l’India ostenta l’energia della giovinezza della propria società[7], una giovinezza dinamica ed innovatrice che senza dubbio attira una certa simpatia e un tessuto sociale ottimista e visibilmente portatore di un futuro irresistibile per gli attori economici mondiali.
. Società dei consumi: se per la Cina è ancora solo un obiettivo, l’India si trova già su un modello economico orientato al consumo interno[8] e all’emergere di una classe media già ben rappresentata. È un forte segnale di stabilità e garanzia di una maggiore indipendenza per il paese.
. Connessione con il mondo: la società indiana, in particolare con la vasta diaspora mondiale[9] nonché in ragione di una certa esperienza in materia di nuove tecnologie[10], è connessa molto bene con il mondo, un mondo che comprende così bene al punto che la sua profonda diversità interna non le fa vedere il resto del mondo come qualcosa di assai complesso. Vi è anche qui una grande differenza, in particolare con la Cina e, in misura minore, con la Russia, due paesi che soltanto di recente sono usciti dalla nota reclusione.
. Economia di servizi: se la ricchezza della Russia la fa dipendere dai mercati internazionali ultraconflittuali dell’energia e delle materie prime e se la potenza industriale cinese dipende ancora fortemente dalla capacità di esportazione verso i grandi mercati esteri di consumo, l’India completa bene il trittico con un’economia di servizi[11], più flessibile e moderna e, soprattutto, meno dipendente dall’estero.
Figura 2 – Servizi, industria e agricoltura nell’economia indiana in percentuale, 1951-2013. Fonte: Wikipedia.
. Diversità religiosa: in un mondo multipolare che deve reinventare il posto della religione nelle società, come ha anticipato Malraux[12], la diversità religiosa dell’India ne fa una preziosa carta vincente nella risoluzione delle grandi tensioni in questo ambito. La grande questione del posto dell’Islam nel mondo del XXI secolo può trovare una fonte di comprensione e di risoluzione nel modello di tolleranza religiosa indiano[13].
Figura 3 – Religioni in India in percentuale: induismo, islam, cristianesimo, sikhismo, altri. Fonte: Wikipedia.
. Democrazia: secondo i criteri occidentali in materia di democrazia, l’India gode di una buona reputazione. Chiamata spesso « la più grande democrazia del mondo » (per dimensione) dagli stessi occidentali[14], le imperfezioni del sistema politico indiano sono facilmente giustificate dalla difficoltà dell’esercizio democratico in un paese complesso.
. Leadership forte: la vittoria « a valanga » di Narendra Modi dell’anno scorso[15] gratifica l’India di una leadership molto forte che le permette di prendere decisioni importanti vettori dei cambiamenti necessari per il paese e non solo. Modi dispone di un vero pouvoir-faire… forse più di chiunque oggi nel pianeta.
. Indipendenza: alcune caratteristiche precedenti hanno dimostrato che l’India dispone di un buon potenziale di indipendenza. Il nazionalismo ostentato da Modi è un’ulteriore garanzia che mette bene il proprio pouvoir-faire al servizio dell’interesse del paese, interesse che non può esistere senza il bilanciamento tra le potenze straniere. È stato infatti constatato che Modi mantiene buoni rapporti con gli Stati Uniti (applicazione dell’accordo di partenariato con l’esercito americano[16]), pur affermando di dover migliorare quelli con la Cina[17] (« i vicini non si scelgono »)…
. Immagine positiva internazionale: l’assenza di un passato comunista, la storia delle terribili sofferenze del paese sotto la colonizzazione britannica, il carattere eroico di un processo pacifico di indipendenza, il ricordo del grande leader politico Gandhi… e ancora l’immagine di « terzo mondo » del paese, sono tutti elementi che rendono difficoltoso qualsiasi boicottaggio dell’immagine del paese all’estero, in particolare in Europa.
. Presidenza BRICS: infine, e non è un dettaglio, l’India presidierà i BRICS nel 2016[18], il che farà della cooperazione in particolare con la Russia e la Cina una priorità per lo Stato, creando le condizioni per un maggiore riavvicinamento. Con la responsabilità di un’agenda di natura globale legata a questa presidenza BRICS, l’eccezionale attivismo di Modi a livello internazionale[19] non rischia di calare.
Tutte queste caratteristiche convergono quindi verso un’indicazione del consolidato ruolo internazionale dell’India nel 2016, il cui grande potenziale è costruire sull’immagine positiva dell’India un’immagine positiva per i BRICS, e quindi per il mondo multipolare, e spazzar via ogni reticenza associata a questa evoluzione agli occhi dell’Occidente.
Detto questo, il nostro team preferisce non formulare alcuna anticipazione sul risultato finale legato a questo potenziale. Anticipiamo invece che, in ragione di queste potenzialità, l’India incontrerà delle difficoltà impreviste nei prossimi mesi, se non settimane.
Gli attori o gli apparati programmati di impedire questa transizione compiono certamente la nostra stessa analisi e probabilmente stanno già pensando di indebolire l’India. Infatti, guardando più da vicino, i problemi che hanno sorprendentemente risparmiato Modi fin dall’inizio del mandato iniziano a farsi vedere. Citeremo due esempi:
. la strana rivolta dei Patel[20], una casta di classe media che da qualche settimana attacca violentemente la politica di Modi e che ha la caratteristica di essere la casta più rappresentata negli Stati Uniti[21];
. questo articolo, che comincia a dare vita agli attacchi di cui Modi sarà oggetto nei prossimi mesi: L’India sulla strada verso una dittatura costituzionale. Fatto sta che il nostro team si è stupito che gli « scheletri » del nuovo primo ministro indiano in materia di gestione di conflitti etnici[22] non siano ancora venuti fuori. Ogni cosa a suo tempo…
Anticipiamo quindi che la presidenza indiana si svolgerà in un contesto di fortissime tensioni politiche attorno all’India che potrebbero annientare la grande convergenza di opportunità di transizione presentate dall’India nel 2016.
Se su questo punto l’India viene spinta al fallimento, le prospettive saranno irrimediabilmente oscure sulla via di transizione che dovrà prendere il mondo e che corrisponderà quindi alla seconda delle due cronache future proposte nel 2010 da Franck Biancheri nel libro « Crisi mondiale: In marcia per il mondo di dopo », ovvero un « crepuscolo tragico »… Per saperne di più, iscriviti
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[1] L’« inatteso » risultato delle ultime elezioni polacche a favore dell’antieuropeo e pro-NATO Duda, già commentato nel precedente numero del GEAB.
[2] Da diversi mesi, l’euro non riesce più a raggiungere gli 1,12 rispetto al dollaro… a prescindere dalle notizie: buone notizie sull’economia, vendita di dollari da parte della Cina, ecc.
[3] Ad esempio: le recenti rivelazioni sui retroscena dell’acquisto di Alstom da parte di GE (che confermano d’altronde tutte le analisi del GEAB in merito). Fonte: France Inter, 10/09/2015
[4] Fonte: Wall Street Journal, 19/08/2015
[5] Fonte: The Guardian, 10/09/2015
[6] Fonte: Deutsche Welle, 04/09/2015
[7] Fonte: Economic Times of India, 18/11/2014
[8] Fonte: Economic Times of India, 24/08/2015
[9] Fonte: Indian Diaspora
[10] Fonte: Economic Times of India, 28/07/2014
[12] Sembrerebbe che in realtà Malraux non abbia mai pronunciato la famosa frase: « Il XXI secolo sarà religioso o non sarà », bensì questa, più esplicita e visionaria: « Io credo che il compito del prossimo secolo, di fronte alla più terribile minaccia che l’umanità abbia conosciuto, sarà quello di reintegrare gli dei ». Fonte: Wikipedia
[13] Il nostro team si è imbattuto per caso in questo video che la dice lunga sul potenziale dell’India in materia di integrazione positiva del fatto religioso e della sua diversità nella società.
[14] Ad esempio, nel sito del Parlamento Europeo. Fonte: Parlement européen
[15] Fonte: The Telegraph, 16/05/2014
[16] Fonte: Reuters, 14/07/2015
[17] Fonte: Quartz, 15/05/2015
[18] Fonte: lainfo, 09/07/2015
[20] Fonte: New York Times, 07/09/2015
[21] Si veda il « fenomeno dei Motel Patel ». Fonte: Wikipedia
[22] Fonte: New York Times, 19/08/2015