Petrolio – Tutto scorre
A discapito di numerosi interessi evidentemente desiderosi di ridurre l’impatto dell’accordo sulla produzione del petrolio tra l’OPEC e gli alleati e i dubbi riguardo al carattere perenne del deal, sembra proprio che russi e sauditi prevedano di estendere fino ad almeno la fine dell’anno l’accordo di Vienna[1]. Secondo il nostro team, il braccio di ferro che vedono gli esperti tra l’industria di scisto americano e le nazioni produttrici di petrolio è più una trappola che un braccio di ferro. I produttori di scisto, dal canto loro, sono influenzati negativamente dal crollo dei prezzi generato dalla sovrapproduzione; in realtà probabilmente ne soffrono di più, non avendo gli ammortizzatori che invece anno le grandi nazioni. Il problema deriva dal fatto che sono attori privati, molto difficili da coordinare tra di loro e da accordare a logiche sovranazionali. Il nostro team ritiene però che nell’interesse di questi produttori privati trovare i mezzi per evitare che i livelli caotici di produzione cessino di fare oscillare i prezzi. Quanto all’OPEC-NOPEC, per ridurre l’impatto della produzione dei paesi che non prendono parte all’accordo (USA, Brasile, Canada), una tecnica consiste nell’allargare il gruppo, ed è quello che stanno facendo questo mese accogliendo l’Egitto e soprattutto il Turkmenistan. Escludendo grandi scontri geopolitici, il nostro team continua quindi ad anticipare prezzi intorno a 50 dollari al barile con piccoli colpi di scena ricorrenti che provochino rapidamente delle controreazioni all’aumento.
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