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Il numero mensile del Laboratorio europeo di Anticipazione Politica (LEAP) - 15 Nov 2021
L'estratto pubblico

Senza dubbio l’incoscienza collettiva si sente minacciata da un’umanità troppo numerosa.

Tutto concorre a questa sensazione diffusa[1]:

. il ritorno post-pandemia alla vita e agli affollamenti di strada insopportabili rispetto alla calma del lockdown;

. la messa in moto di un mondo non occidentale dieci volte più numeroso del “nostro”, che rimette in discussione le nostre società, le nostre identità e i nostri modelli;

. l’ossessione ambientale che ha trasformato gli umani in nemici sistemici di madre natura;

. la crisi esistenziale legata alla rimessa in discussione dell’utilità degli esseri umani, come lavoratori (a causa della tech) e come consumatori (a causa dell’inquinamento);

. la scomparsa in Occidente del pensiero sociale e umanista a vantaggio di un pensiero ambientale e naturalista;

. le crescenti difficoltà dei nostri sistemi sociali schiacciati sotto il peso di trent’anni di disinvestimento liberale, invecchiamento della generazione Babyboom e dei sovraccosti legati alla pandemia e alle relative conseguenze (disoccupazione, impoverimento, malattie fisiche e psichiche, droga, ecc.) ;

. la graduale messa a distanza del mondo operata dall’ascesa delle frontiere, il rapporto incerto con gli umani collegati al mondo virtuale e il controllo delle informazioni rilanciando il classico processo di disumanizzazione degli “altri”, masse senza volto brulicanti e minacciose provenienti da altri mondi;

. il totalitarismo transumanista che si va diffondendo;

. i fantasmi della decrescita che accompagnano tutto questo e che presumono, senza dirlo, una decrescita demografica tanto per cominciare…

Il pessimismo dilagante è alimentato dalla crescente esasperazione verso gli Altri ma anche dall’orrore che nasce in vista delle conseguenze di questa sensazione, ovvero la graduale accettazione del lasciar morire (sociale), se non addirittura del fare morire (geopolitica).

Anticipiamo che nel corso dei prossimi cinque-dieci anni centinaia di milioni di individui scompariranno prematuramente dalla faccia della Terra in modi diversi.

Questo grande ridimensionamento umano è in embrione tanto nel crollo dei sistemi sociali (ivi menzionato) quanto nell’ascesa delle tensioni geopolitiche (che affronteremo nell’articolo seguente).

Insicurezza alimentare, carestia 

Nel 2015, il numero di decessi annuale era stimato in 59 milioni. Uno studio dell’Università di Oxford[2] ha calcolato un calo di almeno sei mesi in media dell’aspettativa di vita in 29 paesi (soprattutto Europa, Stati Uniti e Cile) tra il 2019 e il 2020. In questo crollo impressionante rientra naturalmente il Covid, ma non spiega tutto. Ad esempio, il fatto che gli Stati Uniti e la Lituania registrino i cali più forti (rispettivamente 2,2 e 1,7 anni di perdite tra gli uomini!) non si spiega con una superiore incidenza del Covid su queste popolazioni.

Dopo essere calata negli ultimi vent’anni (in gran parte grazie allo sradicamento della povertà in Cina), dal 2016 la fame nel mondo aumenta colpendo circa il 10% della popolazione mondiale[3]. Da giugno 2020 le Nazioni Unite lanciano l’allarme, chiedendo un’azione immediata per evitare che “centinaia di milioni” (ci siamo già!) muoiano di fame[4]. Più recentemente, si parla di 320 milioni di persone che non hanno più accesso al fabbisogno alimentare[5]. I paesi colpiti sono Yemen, Siria, Afghanistan, ma anche Repubblica Democratica del Congo, Honduras, India[6], Brasile e America meridionale[7], …

Figura 1 – I focolai della fame nel mondo. Fonte: GZERO, 2021

 

Secondo alcune stime, quasi otto milioni di persone sono morte di fame dall’inizio dell’anno. A titolo di confronto, il Covid ha ucciso cinque milioni di persone in quasi due anni. Ma il Covid uccide indistintamente mentre la carestia uccide solo i poveri…

Lungi da noi l’idea che i leader non cercano sinceramente di occuparsi del problema. Ma non reggono i cordoni della Borsa. A titolo d’esempio, il presidente Biden è orgoglioso dei dieci miliardi che è riuscito a trovare per finanziare il programma pluriannuale “Feed the Future” di lotta contro la fame nel mondo[8]. 10 miliardi, chi vuole prendere in giro?… Nel frattempo, i mercati finanziari hanno raccolto non decine né centinaia ma migliaia di miliardi… malgrado, tra l’altro, i debiti degli Stati. Cosa possono fare le nostre politiche in questo contesto?

Negli Stati Uniti, grazie agli aiuti, il numero di persone che soffrono di insicurezza alimentare (10,5%) non sarebbe aumentato tra il 2019 e il 2020. Ma la questione rimane per il 2021, anno della crisi delle catene di distribuzione. Folle di consumatori svuotano gli scaffali dei negozi facendo scorta di riserve alimentari aggravando il problema[9]. L’inflazione, le distorsioni degli approvvigionamenti e i deserti alimentari[10] possono combinarsi in una vera catastrofe umanitaria nel “paese più ricco del mondo”.

In Europa, l’insicurezza alimentare è ripartita in modo molto diseguale: tra il 3,5 e il 20% a seconda dei paesi per una media intorno al 7% malgrado la ricchezza e le reti sociali del continente.

E il futuro è oscuro. La stampa anticipa all’unanimità un aggravamento delle crisi alimentari che è chiaramente sistematicamente associato alla Crisi Climatica[11], contro la quale non si può far altro che ridurre la popolazione o impoverirla per poter finanziare un ipotetico futuro tecnologico…

Grande dimissione, suicidi, droghe

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