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GEAB 181

Il numero mensile del Laboratorio europeo di Anticipazione Politica (LEAP) - 15 Gen 2024

Editoriale – Mega-tendenze 2024: rischi reali, falsi timori

“Siate avidi quando gli altri hanno paura”[1]

La grande caratteristica del 2024 è il suo fitto calendario elettorale: quest’anno quasi tre miliardi di persone voteranno in 76 Paesi, tra cui nazioni importanti come India, Indonesia, Corea del Sud, Giappone, Russia, Sudafrica, Algeria, Ruanda e, naturalmente, Stati Uniti.

Tutti questi Paesi si trovano quindi in un periodo di pausa politica durante il quale verranno prese poche decisioni, anche se emergeranno visioni del futuro da seguire con attenzione. In termini di relazioni internazionali e di diplomazia, sarà difficile attuare strategie in un simile contesto di incertezza politica.

A complicare notevolmente le cose è il fatto che la più importante di questa serie di elezioni, quella presidenziale statunitense, arriva per ultima. Tutti i possibili cambiamenti politici avverranno quindi senza alcuna visibilità sugli orientamenti politici, economici e geostrategici che il principale modello di potenza globale metterà in atto entro il 2025.

Spiccano due tendenze:

. Paralisi strategica, da un lato: parte del mondo (in particolare quello occidentale) entrerà in modalità “pausa” prima di ripartire con più elementi;

. D’altra parte, gli Stati Uniti saranno meno presi in considerazione: quando le altre parti del mondo (BRICS e Global South) approfitteranno di questa stasi per far avanzare le loro pedine, senza tener conto di un’America e di un Occidente impegnati altrove.

Da un punto di vista sistemico, questa duplice tendenza consente di anticipare:

. Grandi progressi da parte dei BRICS, che si affermeranno come attori geopolitici facilitando le riconfigurazioni strutturali e inventando nuovi metodi di governance globale;

. Crescenti spaccature tra leader e cittadini nei Paesi occidentali, dato il senso di urgenza dei problemi da parte dei cittadini rispetto all’atteggiamento attendista dei leader.

Quest’anno sarà quindi un anno eminentemente politico in Occidente, con grandi rischi di malcontento popolare, solo parzialmente mitigati dalle prospettive di espressione democratica offerte dalle elezioni – “parzialmente” perché si terranno solo in alcuni Paesi e coinvolgeranno una parte sempre più esigua della popolazione, che lascerà spazio all’estrema destra.

Mentre nei Paesi vicini alla dinamica dei BRICS l’anno sarà soprattutto geopolitico, con le popolazioni che contemplano prospettive luminose che le renderanno più indulgenti nei confronti di alcune carenze democratiche – per non parlare del fatto che il modello democratico di tipo occidentale ha smesso di essere la materia dei sogni in questo “altro mondo”.

Prevediamo quindi un anno di allarmi geopolitici destinati a scuotere le cose, ma in modo controllato. Le reazioni virulente del campo occidentale sono destinate a spaventarci ogni volta. Ma alla fine, per il 2024 ci aspettiamo più paura che danni.

Figura 1 – Confronto geografico tra G7 e BRICS+ Fonte: Statista

 

Geopolitica: punti di stallo e di risoluzione 

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