Ingresso in Borsa di Aramco: un’altra svolta
Saudi Aramco illustra alla perfezione il problema che vediamo cominciare a risolversi nel 2020 con la realizzazione di un nuovo sistema monetario e finanziario: il vecchio non è più all’altezza dell’economia mondiale del XXI secolo. Dal 2018, sentiamo regolarmente parlare dell’ingresso in Borsa di Aramco, ma per il nostro piccolo sistema finanziario occidentale e provinciale è un pezzo apparentemente troppo grosso: continuamente respinto, in questi ultimi tempi sta rinascendo la speranza perché Aramco sta ormai programmando di immettere il 2%, anziché il 5% inizialmente previsto, del valore sui mercati, ovvero meno della metà dei 100 miliardi di prestiti internazionali inizialmente richiesti, ovvero solo 40 miliardi sui 2000 miliardi ai quali l’Arabia Saudita ha valorizzato il gigante petrolifero. Malgrado la frammentazione dell’IPO, i mercati continuano a tremare per paura delle conseguenze. Guardando più da vicino, è dall’Occidente che vengono tutti i problemi: programmi ambientalisti che fanno temere ad Aramco un fallimento di finanziamento, rischi di esposizione a procedure legali come quelle di cui hanno fatto le spese in passato Shell, ENI, Total, ecc. Combinando tutto questo e la nostra anticipazione choc (all’epoca «choc», oggi perfettamente banalizzata) di tre anni fa sul fatto che l’Arabia Saudita si sarebbe avvicinata alla zona yuan, siamo estremamente tentati dalla seguente anticipazione: Aramco è sul punto di entrare in Borsa sui mercati asiatici! E questo sarebbe lo scossone finale per il sistema mondiale centrato sul petrodollaro degli ultimi cinquant’anni.
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