Il 2019 è stato un anno eccezionale per le obbligazioni USA, e sebbene gran parte dell’Europa e dell’Estremo Oriente abbiano affrontato condizioni di crescita più difficili provocate da problemi più locali (Brexit, Hong Kong, ecc.), passi avanti sono stati all’ordine del giorno. Alla fine dell’anno, i dollari hanno continuato a scorrere e i mercati “repo” hanno indirettamente spinto gli indici azionari compreso il Dow Jones a livelli record entro dicembre (si veda fig. 1) e fino a febbraio[1]. Il mercato ribassista dell’autunno 2018 è stato a lungo dimenticato mentre lo S&P500 ha visto anno dopo anno un ritorno annuale del 29% e anche le obbligazioni sono rimaste forti – seppur con scarsi rendimenti. Mentre i soliti anticonformisti hanno segnalato i timori relativi al rapporto prezzi-utili, indebitamento eccessivo, riacquisto di azioni proprie e il continuo stimolo delle banche centrali – nessuno avrebbe potuto prevedere la tempesta dilagante nel nuovo mercato della carne a Wuhan[2]. Pur avendo un minimo impatto diretto sui mercati finanziari, la diffusione di un nuovo coronavirus ‘Covid-19’ potrebbe essere l’ago che farà scoppiare la più grande bolla creditizia della storia.
Figura 1 – le maggiori performance azionarie nel 2019. Fonte: a.c-dn.net
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