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Il numero mensile del Laboratorio europeo di Anticipazione Politica (LEAP) - 15 Nov 2023

Editoriale – 2025-2030: processo accelerato di distruzione creativa

Anticipare significa guardare sempre un po’ più avanti e sforzarsi di pensare l’impensabile. Così, quando tutti i segnali indicano distruzione e crollo, dobbiamo rimanere lucidi per non trascurare gli elementi di rinnovamento e i segnali di creazione. A questo proposito è utile Joseph Schumpeter e la sua teoria della distruzione creativa, che nel definirla ci ricorda che “il nuovo non emerge dal vecchio, ma si affianca al vecchio, compete con esso fino a danneggiarlo”[1].

Se l’economista è interessato ai cicli di innovazione in un sistema capitalistico, questa teoria si applica anche all’ordine globale delle relazioni internazionali. Da oltre quindici anni, la nostra pubblicazione si occupa della transizione dal mondo di prima al mondo di dopo. Questo periodo storico deve essere considerato secondo la teoria della distruzione creativa: Le caratteristiche del mondo di prima (il risultato della Guerra Fredda, da cui gli Stati Uniti sono usciti vincitori) vengono distrutte, mentre quelle del mondo di dopo (la creazione di un ordine multipolare in cui le nazioni occidentali si troveranno su un piano di parità con la Cina, l’India, i BRICS+ e il Medio Oriente, e in cui i Paesi dell’Africa e dell’America Latina giocheranno un ruolo significativo) vengono create; “qualsiasi impresa [qui uno Stato-nazione o un’istituzione internazionale] deve, volente o nolente, adattarsi ad esso”[2].

Le ultime settimane e gli ultimi mesi sono stati caratterizzati da un’accelerazione di questo processo, che qui definiamo “corsia preferenziale”. È come se, stanchi di aspettare che questa transizione segua un ritmo lento, gli attori geopolitici e geoeconomici avessero scelto di affrettare la necessità di distruzione per accelerare anche gli aspetti di creazione. Sì, a rischio di sembrare ingenui o eccessivamente ottimisti, non possiamo analizzare i conflitti senza anticiparne la risoluzione, ricordate: pensare l’impensabile. La recrudescenza delle tensioni in diversi conflitti, che abbiamo iniziato a descrivere il mese scorso come il ritorno della logica della forza, hanno in comune il fatto di derivare dalla Guerra Fredda e quindi dal mondo precedente, e il loro esito inevitabile sarà quello di plasmare il mondo successivo: la distruzione creativa.

Nell’analizzare il conflitto israelo-palestinese prevediamo quindi due potenziali scenari: l’emergere di nuove dinamiche regionali, la prima e più probabile in cui Israele e Palestina saranno pienamente integrati in una nuova struttura regionale pacifica e cooperativa, la seconda, meno probabile ma che non può essere ignorata, vedrebbe un contraccolpo violento contro il governo Netanyahu, e un aumento dell’influenza degli ebrei ultraortodossi antisionisti (nel senso che sono ostili allo Stato di Israele), che porterebbe alla scomparsa dello Stato di Israele per come lo conosciamo a favore di uno Stato multiconfessionale (si veda l’articolo “Israele-Hamas: l’altro scenario… permettersi di pensare l’impensabile”).

Nell’analizzare la prospettiva dell’integrazione dell’Ucraina nell’UE, prevediamo l’inizio di un processo che aggraverà le divisioni e le disfunzioni all’interno degli Stati membri, determinando la fine dell’Unione Europea per come la conosciamo (si veda l’articolo “Ucraina 2025: fine dell’Unione europea unilaterale”).

In entrambi i casi, si tratta di regioni con una storia millenaria che non saranno (e probabilmente non saranno mai) distrutte nel vero senso della parola. È la loro stessa esistenza, forgiata nella seconda metà del XX secolo, ad essere messa in discussione, richiedendo le profonde riforme necessarie per adattarsi “volenti o nolenti” al nuovo mondo.

Per enfatizzare la dimensione creativa, abbiamo esaminato inoltre elementi specifici del mondo del dopoguerra. La creazione di nuove rotte commerciali (che non comprendono solo il trasporto di merci, ma anche una più ampia cooperazione e scambi economici), in primo luogo l’INSTC e l’IMEC. Esse riportano al centro della mappa mondiale attori a torto giudicati di secondaria importanza quando ci si limita alla rivalità sino-americana: l’UE, la Russia, l’Iran, l’Arabia Saudita, gli Emirati Arabi Uniti e l’India. Esse sono destinate a sostituire, o addirittura a rimpiazzare, le rotte storiche attraverso il Canale di Suez, rafforzando la dimensione multipolare e resiliente del mondo post-distruzione creativa (si veda l’articolo “2030 Medio Oriente: il nuovo epicentro del commercio mondiale (INSTC, IMEC, Nuove Vie della Seta…)”).

Le prossime rotte mondiali sono le Nuove Vie della Seta cinesi. Anch’esse sono destinate a sostituire quelle vecchie creandone di nuove. Ma con la creazione di infrastrutture si crea anche una dipendenza finanziaria, con i Paesi partner che dipendono dalla Cina per ottenere ingenti prestiti. Si tratta di un ruolo finora svolto dal FMI, che sta perdendo molta della sua influenza a causa della… distruzione creativa (si veda l’articolo Cina 2030: L’equazione debito pubblico globale e debito cinese).

Lo stesso vale per l’IA, su cui diamo il benvenuto a due rinomati autori, uno scrittore di narrativa, Grégory Aimar, l’altro accademico, Mihai Nadin. Entrambi condividono le riflessioni sulla possibilità che l’IA prenda il posto delle religioni tradizionali e competa con l’intelligenza umana, consumando molte più risorse… distruzione creativa (si vedano gli articoli “Una religione tecnologica potrebbe essere una soluzione palliativa alla scomparsa delle religioni tradizionali” e “Per quanto spettacolari, nessuno dei risultati dell’IA può essere definito intelligente”).

Se vogliamo proiettarci in modo efficace e realistico nel futuro, dobbiamo essere lucidi. Questo significa ricordare sempre che la natura aborre il vuoto e che ogni distruzione è necessariamente seguita da una creazione.

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___________________

[1]     Fonte: Economie.gouv

[2]     Nelle parole di Joseph Schumpeter

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Sommario

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