Perturbata per un certo periodo dalle funeste previsioni che hanno continuato a sopraffarla negli ultimi dieci anni, l’industria automobilistica europea ha probabilmente approfittato della crisi sanitaria per intraprendere un reindirizzamento salutare. Malgrado una severa requisitoria, tra saturazione dello spazio urbano, problematiche ambientali, pericolosità inaccettabile e costi insostenibili (portando, in particolare, al disinteresse delle giovani generazioni), anticipiamo che la programmata scomparsa dell’auto privata non avverrà. Entro il 2030, i costruttori europei hanno persino tutte le armi per uscire vincitori dalla corsa alla macchina autonoma nella quale il concorrente cinese si sta già fin da oggi buttando a capofitto. In Europa, anticipiamo che la mobilità sarà diversa da quella che già da oggi promette di essere in Asia. Nei nostri paesi, l’auto vecchia scuola si inscriverà pienamente in una modernità rispettosa dell’ambiente e della sicurezza, ma saprà anche preservare il rapporto unico che l’automobilista europeo intrattiene con il proprio veicolo e con la marca di quest’ultimo. In un inedito schema pubblico-privato, la macchina sta reinventando il proprio ruolo tanto quanto i costruttori automobilistici stanno reinventando il loro rapporto con la clientela.
Questo articolo è un’aperta sintesi delle nostre solite ricerche e di un’intervista con il direttore dell’innovazione di Renault, Didier Delcourt. Le analisi e anticipazioni che ne risultano sono esclusive del GEAB. Accedi
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