L’arrivo di lanciatori spaziali privati, inaugurato da SpaceX, è un grande punto di svolta in vista di una privatizzazione dello spazio. Combinando questa tendenza a quella, meno recente, di multipolarizzazione con l’arrivo nel cielo di cinesi, indiani, brasiliani, ecc…, nonché la diversificazione dell’uso che se ne fa dello spazio (osservazione, meteo, GPS, telecomunicazioni, spionaggio, guerra), e aggiungendo una carente regolamentazione internazionale[1], si possono anticipare a colpo sicuro importanti crisi dello spazio per i prossimi 10-20 anni. Andando dal semplice aumento del numero di collisioni di oggetti spaziali a conflitti «spazio-territoriali» (spaziale + territoriale) comparabili a quelle che hanno scorso il mondo colonizzato nel XIX e XX secolo (conducendo alle guerre mondiali note a tutti), queste crisi non tarderanno ormai a manifestarsi.
Poi ci sono i costi crescenti che questa corsa alla colonizzazione dello spazio inevitabilmente porterà, una corsa che assomiglia sempre più a quella «guerra delle stelle» nella quale gli Stati Uniti e l’URSS si erano lanciati negli anni ’80[2] e che ha finito per contribuire al crollo dell’Unione Sovietica. Questa volta però è il mondo intero che rischia di ritrovarsi schiacciato: assenza di un modello economico a breve e medio termine (SpaceX sta riducendo i costi dell’invio di satelliti nello spazio ma quanto questa politica di concorrenza sleale costi veramente a SpaceX/NASA/Pentagon nessuno lo sa), crescente saccheggio dei mercanti internazionali a vantaggio di tutti i Musk, Bezos e altri Zuckerberg (e della strategia di dominio mondiale della Nuova America[3]),… la fabbricazione, l’invio e la sicurezza[4], decine di migliaia di satelliti, perfino miniaturizzati (anziché i 3000 attuali) costeranno al mondo una fortuna… che non ha.
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