Home Il punto di vista di un lettore sul futuro – Sven Franck: « Se la tecnologia sostituisce la traduzione, non deve sostituire la necessità di imparare diverse lingue »

GEAB 178

Il numero mensile del Laboratorio europeo di Anticipazione Politica (LEAP) - 15 Ott 2023

Il punto di vista di un lettore sul futuro – Sven Franck: “Se la tecnologia sostituisce la traduzione, non deve sostituire la necessità di imparare diverse lingue”

Nell’ambito delle nostre riflessioni sulla francofonia, il multilinguismo e il futuro delle lingue internazionali, abbiamo voluto parlare con Sven Franck, un tedesco che vive in Francia. È anche co-capo della lista francese per le elezioni europee di Volt, un partito paneuropeo. Questo ci dà l’opportunità di anticipare le conseguenze della chiusura di tre Istituti Goethe in Francia e l’impatto dell’AI sugli scambi interculturali, in particolare in Europa.

Il governo tedesco ha deciso di chiudere gli Istituti Goethe in Francia, a Lille, Bordeaux e Strasburgo (!). Non si tratta certo di tutti gli Istituti Goethe in Francia, ma è comunque un brutto segnale, a mio avviso, per la cooperazione franco-tedesca. Io stesso vivo a Lille, dove l’istituto è stato aperto più di 60 anni fa, e il 2023 è anche il 60° anniversario del Trattato dell’Eliseo, il che rende la decisione tedesca ancora più simbolica (per non parlare della chiusura dell’istituto di Strasburgo, capitale del Parlamento europeo). 

Nella comunità franco-tedesca, pensavamo piuttosto a come avrebbe potuto essere questa cooperazione nei prossimi 60 anni. Non ci aspettavamo affatto la chiusura degli Istituti Goethe. Qualche giorno fa sono stato invitato a Parigi al ricevimento dell’ambasciatore tedesco in Francia. Ho potuto chiedergli di questo problema. Mi ha risposto con due argomentazioni: la prima è una considerazione di carattere finanziario, la seconda riguarda i programmi e i concetti trasmessi dagli Istituti. Dal mio punto di vista, se i Goethe Institut hanno un problema con un programma o con le loro attività concrete, la chiusura non è l’unica soluzione: è sempre possibile ristrutturare o modificare la missione. Possiamo quindi dedurre che la questione dei finanziamenti è la principale giustificazione di questa decisione.

A Lille, sono membro dell’associazione di gemellaggio tra Lille, Colonia ed Erfurt. Si tratta anche di un organismo di cooperazione franco-tedesca. Organizziamo attività con l’associazione e talvolta riceviamo il sostegno del Goethe Institut. Questa chiusura, senza considerare altre possibilità di reinvenzione, è brutale.

Oggi 130 milioni di persone parlano il tedesco come lingua madre o come seconda lingua. Il tedesco è una lingua procedurale ufficiale dell’Unione Europea ed è parlato anche in Austria, Svizzera, Lussemburgo, Belgio e Liechtenstein[1]. Certo, oggi in Francia l’inglese e lo spagnolo sono preferiti al tedesco[2], forse la difficoltà di imparare il tedesco gioca un ruolo in queste scelte, ma trent’anni fa la situazione era diversa. Semmai, la chiusura del Goethe Institut accelererà una tendenza già in atto: non solo il calo del numero di studenti che imparano il tedesco in classe (come mostra la curva qui sotto), e quindi la scomparsa del tedesco dal panorama delle lingue straniere (tanto più che anche in Germania la lingua tende a diventare sempre più anglicizzata[3] ), ma soprattutto l’impoverimento della presenza culturale tedesca, di cui gli Istituti sono la vetrina di riferimento e la lingua il veicolo indispensabile.

Figura 1 – Andamento del numero di alunni della scuola secondaria per prima lingua moderna (inglese, tedesco, spagnolo, italiano) negli istituti scolastici francesi. Fonte: Ministero dell’Istruzione francese

 

Il motto europeo è “uniti nella diversità”, non solo di popoli, ma anche di lingue e culture[4]. Nonostante la Brexit, l’inglese rimane una lingua procedurale dell’UE, largamente predominante. La situazione è specifica per ogni Paese, come in Spagna, dove ogni regione autonoma ha la propria lingua ufficiale. Ovviamente non riusciremo mai a imporre una lingua unica per tutti, non è questa l’idea. È quindi necessario avere una lingua ufficiale di lavoro o, meglio ancora, in futuro, averne diverse, con la traduzione come supporto. Date le sue ambizioni geopolitiche, non mi sembra sconvolgente che l’UE debba mantenere l’inglese tra le sue lingue per rimanere aperta al resto del mondo e padroneggiare una lingua globale. Tuttavia, il multilinguismo su scala europea risponde sia alle sfide interne (politiche, culturali, sociali, ecc.) sia all’apertura verso il resto del mondo.

Dobbiamo poi pensare all’impatto dell’intelligenza artificiale (AI) nei prossimi anni. Stiamo già vedendo ottimi risultati da programmi come DeepL o ChatGPT. Mi occupo di software libero e dico sempre che l’open source è la condizione per l’interoperabilità. Lo stesso vale per le lingue: la grammatica e il vocabolario devono essere aperti e accessibili a tutti. I software che consentono una perfetta traduzione in tempo reale (simultanea voce/scritto, automatica, istantanea, ecc.) saranno sempre più efficaci. Per me, in futuro, sogno che tutti possano mantenere la propria lingua madre negli scambi internazionali, magari imparando una o due lingue procedurali per poter comunicare senza l’aiuto della tecnologia. Ma sono convinto che molto presto avremo a disposizione soluzioni in grado di tradurre qualsiasi lingua in tempo reale. Questi strumenti possono aiutare a preservare la nostra diversità e quindi la nostra ricchezza[5].

Ma è comunque importante essere in grado di imparare e parlare diverse lingue, soprattutto come cittadino europeo, perché parlare una lingua straniera significa adottare una nuova prospettiva, avvicinarsi a una nuova costruzione di idee e cogliere sensibilità diverse nell’espressione della comunicazione. Questa prospettiva è possibile solo se si parla la lingua in questione per vedere le cose al di fuori della propria lingua madre. Più lingue parliamo, più siamo in grado di abbracciare culture e modi di pensare diversi. Quindi, anche se la tecnologia sostituirà la traduzione, non dovrebbe sostituire la necessità di imparare diverse lingue. All’interno del partito Volt, ci confrontiamo direttamente con questi problemi: come possiamo mantenere vivo un movimento europeo con tutte le lingue diverse, ma senza le risorse di traduzione delle istituzioni europee? Per il momento, lavoriamo caso per caso, con le nostre traduzioni. Non abbiamo strumenti di traduzione digitale a livello di movimento, anche se abbiamo l’ambizione di tradurre tutte le nostre comunicazioni in tutte le lingue dell’UE nel breve termine.

Sono piuttosto ottimista sui progressi dell’IA, non credo che sostituirà necessariamente tutti i lavoratori, ma sostituirà i lavoratori che non sanno come usarla. Quanto più riusciamo a capire come funziona, tanto più ci sentiamo a nostro agio con strumenti che oggi sono forse ancora nuovi, e tanto più ci serviranno in futuro.

Tornando alle nostre diverse culture, ho la sensazione che si stia andando verso un maggiore nazionalismo, anche da parte francese. I risultati di 60 anni di cooperazione tra Francia e Germania devono essere mantenuti. Non lo si potrà fare chiudendo gli Istituti Goethe o ponendo l’accento sulla nazione invece che sulla cooperazione. Questo non riguarda solo la lingua, ma la società e la cultura in generale. Questa apertura è assolutamente necessaria per mantenere i legami esistenti, per rafforzarli e anche per ampliarli. Questa è stata una delle proposte che abbiamo avanzato nel nostro Libro Bianco sul Trattato dell’Eliseo[6] per i prossimi 60 anni: non rimanere fissati sulla cooperazione franco-tedesca, ma allargarsi verso la Polonia e l’Ungheria, per evitare una frattura nell’Unione Europea tra questi Paesi. Prendendo come esempio il riavvicinamento franco-tedesco, un allargamento agli Stati membri dell’Europa centrale (che hanno raggiunto una seconda fase nella costruzione dell’Europa) è necessario, se non altro a lungo termine, per integrarli meglio nel tessuto europeo.

Speravo in una maggiore creatività da parte di queste istituzioni. Chiudere ciò che già esiste, senza nemmeno provare a proporre nuove iniziative e nuovi progetti, non può che contribuire al disimpegno dei popoli europei tra loro, rafforzare il nazionalismo e impoverire la circolazione di ciò che rende l’Europa ricca, energica e attraente per i suoi cittadini e per il resto del mondo: le sue lingue e le sue culture.

Per parlarne, trovate la GEAB Community su LinkedIn.

_________________

[1]     Fonte: Deutschland.de, 04/09/2023

[2]     Nell’istruzione secondaria in Francia nel 2019, la lingua straniera più spesso scelta come prima lingua studiata è l’inglese (96%), rispetto al 2,8% del tedesco. Per la seconda lingua studiata, lo spagnolo è al primo posto con il 72,2%, rispetto al 16,3% del tedesco. Fonte: Ministero dell’Istruzione francese

[3]     Tanto che il tedesco sta scomparendo in alcune aziende. Fonte: Merkur, 10/02/2023. Vedi anche DerStandard, 09/10/2023

[4]     L’ultimo paragrafo dell’articolo 3 del Trattato sull’Unione europea recita: “Essa rispetta la sua ricca diversità culturale e linguistica e provvede alla salvaguardia e alla valorizzazione del patrimonio culturale europeo”. Fonte: Eur-Lex

[5]     “La lingua dell’Europa è la traduzione” diceva Umberto Eco. Fonte: ICEO, 21/05/2019. Nel 2010 Franck Biancheri (il nostro fondatore del GEAB) ha presentato una proposta nell’ambito del progetto di Agenda dei cittadini per la scienza e l’innovazione, “Reto2030”, avviato dalla Presidenza spagnola dell’UE: “Superare le barriere linguistiche in Europa attraverso la tecnologia”. Fonte: AAFB

[6]     “Reinventare il Trattato dell’Eliseo” – Libro bianco gennaio 2023, Volt Europa

Commenti

Per lasciare un commento, abbonatevi.
Sommario

Continua la transizione dal mondo "prima" al mondo "dopo" che abbiamo spesso analizzato e commentato nelle nostre pubblicazioni. Oggi questa transizione sta assumendo un aspetto violento. La guerra russo-ucraina segna [...]

Logicamente, la governance internazionale inventata dall'Occidente dopo due guerre mondiali per creare le condizioni per la pace si è basata sulla difesa di attori deboli (palestinesi, armeni, saharawi, ecc.) contro [...]

Nonostante il "sentimento antifrancese" che sta attraversando l'Africa e che suggerisce che la Francia sta perdendo il suo fascino, prevediamo una rinascita della lingua francese in tutto il mondo. La [...]

Le foreste sono molto più che semplici paesaggi verdi. Sono ecosistemi essenziali, centri di biodiversità, che svolgono un ruolo centrale nel mantenimento dell'equilibrio ecologico e dell'esistenza umana. Tra gli innumerevoli [...]

Un anno di recessione globale: navigare nella nuova economia A settembre, il Global Manufacturing PMI mensile di JP Morgan ha registrato la dodicesima recessione globale consecutiva. Proprio come abbiamo anticipato [...]

Articoli correlati
GEAB
15 Mar 2025

OTAN, FMI, ONU, TPN, UE, Amérique, Russie… A quoi ressemblera la puissance occidentale après la paix en Ukraine ?

Nous anticipons que, dans quelques semaines (plus vite en tous cas que ce qu’on croit), un accord de paix sera signé entre la Russie et l’Ukraine, sous tutelle américaine, le [...]

GEAB
15 Mar 2025
gratuit

La paix en vue… et puis quoi ?

Il y a ces moments où les pires guerres prennent un sens, c’est lorsque les grands traités sont signés, ceux qui restent dans les livres d’histoire pour avoir changé le [...]

GEAB
15 Feb 2025

La crisi europea è il futuro dell’ASEAN?

#ASEAN #asia #Cina #Europa

All'inizio di questo numero abbiamo avanzato la seguente ipotesi: l'Asia può anche svilupparsi a rotta di collo, ma in fondo sta seguendo lo stesso modello economico che sta portando l'intero [...]